Oggi sento i miei anni

Sono ottanta se la memoria non mi tradisce

Trascino le gambe a volte tra una stanza e l’altra

Mi dico sempre che è perché non ho fretta

Ma è una bugia con le gambe corte

Mi sveglio sempre alle sei al canto di Annibale

Vivo ormai solo da diversi anni

La  mia  Anna  la vedo tutti i giorni però

E i fiori non le mancano mai

Ha alberi che la circondano

Il sole la bacia alle prime ore del pomeriggio

E una leggera brezza arriva sempre a scompigliarle i capelli

O almeno cosi voglio pensare

Lì ho conosciuto Annibale

Quel giorno piangevo

I ricordi hanno questo

Ti fanno sentire vivo, ma anche piangere come un bambino

Avevo gli occhi coperti dalla mano per conforto e per non bagnare la terra di lacrime

Le sue  zampette si appoggiarono al braccio

Non ebbi paura

Lo guardai solo facendo attenzione a non farlo spaventare

Scuoteva la testa e saltellava

Era giovane e lo si capiva da quel ciuffo ribelle che sovrastava la testa

In un attimo volò via posandosi su un ramo e con lo sguardo mi vide allontanarmi dopo aver salutato Anna

Quel giorno mi seguì fino casa e gli diedi del pane bagnato d’acqua

Non sapevo cosa potesse mangiare

Non avevo mai avuto un uccellino come amico

Ne seguirono ancora tanti di giorni insieme

La nostra strana amicizia andava consolidandosi

Lo trovavo da Anna nel pomeriggio e la mattina appollaiato sulla finestra della mia stanza da letto

Annibale mi sembrò il nome giusto

Amavo la storia e quello era un nome importante

Un vero combattente per potermi seguire

A volte mi sentivo un vecchio pazzo

Parlavo con lui per ore e sembrava lui capisse

Ma mi rendeva sereno

E poi quel suo piroettare nei cieli era magnifico

Mi aveva riabituato ad alzare lo sguardo

Una volta sempre chino

Infondeva gioia e voglia di fare

Come un bambino goloso comprai un enorme cono al pistacchio

Assaporandone il gusto e il profumo della terra da cui provenivano i suoi frutti

Sentivo lo scorrere degli anni ma mi dicevo che  era  solo un dato anagrafico

Al parco quella mattina, quando rialzai quel cucciolo d’uomo tutto piangente,

fu proprio Annibale che lo fece smettere

Subito incuriosito domandò se fosse mio amico e alla risposta che sarebbe potuto essere anche il suo,

gli fece ritornare il sorriso

Era estate quando, sempre alle sei del mattino, sentii un cinguettio più forte del solito

Annibale era stato via per un periodo che la mia mente di vecchio non aveva fissato

Infilai le pantofole e, affacciandomi alla finestra, lo vidi

Questa volta erano in due

Capii che aveva trovato l’amore

E aveva voluto farmela vedere

Era più minuta e con delle colorazioni sul viola

Ma anch’essa contraddistinta da quel ciuffo ribelle che Annibale portavo sulla cima della testa

Scodinzolarono un attimo mostrandomi le piume di dietro e volarono via

Un ultimo saluto dalla vecchia betulla che mi apriva di fronte casa

E spiccarono il volo

Rientrai e preparai due tazze di te

Una per me ed una per Anna

Quel momento bisognava festeggiarlo

Quell’amore non potevo non condividerlo con chi avevo amato più della mia vita

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