Ciò che affermava era talmente vero, chiaro, diretto e incontrovertibile, che a volte mi risultava insopportabile. Sentivo che non sarei mai stato in grado di attualizzarlo e questo destabilizzava la mia pregressa superficiale sicurezza psicologica: quella prigione che avevo arredato a misura delle mie paure e conflitti per sopravvivere a me stesso. Mi avvertivo separato, come mai prima di allora. Il mio IO si era frantumato i mille pezzi che, come palline di un flipper, rimbalzavano impazzite contro le pareti del mio cervello. Così fui colto dalla disperazione, certo che la follia avrebbe preso il sopravvento. Non avevo più alcun controllo, e neppure l’Ego trovò un appiglio al quale agganciarsi. Non avevo altra possibilità che accogliere in me quella vertigine per quello che era. Abbandonarmici! Affidarmi al suo flusso come foglia alla corrente, senza porre alcuna resistenza – abdicare a qualsiasi mia pretesa di contrastarla.

Ma poi qualcosa accadde… sì, miracolosamente il mio corpo si distese. La mente si acquietò e tacque. Un caldo silenzio pervase tutto il mio essere, e come se qualcuno avesse aperto all’improvviso una chiusa, tutto ciò che era in me si svuotò, trascinato dal vortice dell’impetuosa corrente. Fu un’autentica liberazione.

Finalmente non mi cercavo, non mi pensavo, finalmente non esistevo, finalmente ero vuoto, integro, senza pressioni e intenzioni. Senza bisogno e senza desiderio. Tutte le mie aspettative, ansie e paure, ogni bisogno di essere, di capire, di volere, di raggiungere, di trattenere… si erano dissolti lasciando il posto all’istante, alla realtà dell’imperturbabile presente. Senza memoria alcuna.

Per un attimo la risonanza della Grazia mi aveva accarezzato. Così compresi della sua esistenza… e, senza volere trattenerla, mi ci abbandonai come in un sonno, come un bambino fra le rassicuranti braccia della madre che respira sereno l’armonia dei battiti del suo cuore amoroso.

 

Gianni Tirelli

 

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