L’inconfondibile ticchettio di scarpe marcate Christian Louboutin fende la staticità surreale dei corridoi della metropolitana. Sta per partire l’ultima corsa, un branco spaurito di adolescenti si affretta di malavoglia. Lei no. Lei corre. Lei non può perderla, ha un regno da gestire. Una donna delle pulizie da supervisionare.  Sua sorella Anna (1) non è mai stata in grado di badare alla casa, eppure abitano da sole da tanto tempo.
Salta su al volo, il vagone è quasi vuoto. Si appoggia all’asta metallica, mentre distratta scorge nel vetro il ritratto di una bellezza olivastra e stanca. La sua. Non ha tempo per socchiudere gli occhi, qualcosa la desta. Un uomo barbuto le tende la mano, vuole essere aiutato a salire sul convoglio. Lei non esita. E’ vestito di stracci e ha con se un grosso baule ma il portamento é fiero e regale. Si sorridono.
La donna cela la sua curiosità rifugiandosi nelle infinite mail non ancora lette che il tablet della discordia (2) segnala impietoso. Lui la guarda senza pudore. Gli occhi si incrociano e combattono. Lei cede e lo accoglie, lo fa entrare tra i suoi doveri quotidiani e lascia fluire in una bufera (3) incontrollata tutta la sua voglia di sapere.
“Tu mi costringi a rinnovare un dolore inesprimibile.” (4)
La risposta la spiazza, ma il viso di lui tradisce una nota di congenito sarcasmo.Non è abituata ad essere derisa, nessuno osa. Le tornano in mente le parole della sua ultima giovane assistente, il viso ingenuo era un ossimoro sul suo corpo giunonico (5) “Tu ti prendi troppo sul serio”.Alla ragazza sono costate l’ennesima fila all’ufficio di collocamento.Scaccia via il pensiero veloce e decide di seguire quel consiglio che tanto l’aveva infastidita.
Lei Accenna una risata un po’ forzata, lui incrocia le mani sopra la testa. La giacca troppo corta rivela un fascio di nervi addominali solcati da un Veliero (6) frutto di un tatuatore palesemente inesperto.La donna indugia con lo sguardo solo per un attimo, ma il duello tra ormoni e curiosità è vinto da quest’ultima e torna immediatamente a fissare il baule in legno.
“Non sono in molte quelle che avrebbero dato più attenzione a una scatola” la provoca.
“Probabilmente io non finirò tra i lussuriosi ma tu sicuramente sarai tra i superbi (7)” ribatte pronta.
Il battibecco tra i due è sopraffatto dal rumore metallico dello sferragliare dei freni della metropolitana. La prima fermata. Una signora supera i due e lascia una scia di profumo stagionato come lei. Un bambino, per mano a un padre distratto da uno scollo profondo che lo precede, saltella impaziente.Un tipo eccentrico vestito fuori dal tempo la urta, si scusa con un forte accento londinese la fissa come per imprimerla nella mente poi si tira dietro la valigia da dove spunta qualche pennello intriso di colore (8).
Il capannello di gente si dirama. I due possono riprendere il loro teatrale battibecco. Si piacciono, si vogliono, si sfidano. Lui si racconta, gesta epiche di viaggi in autostop e notti in ostelli fatiscenti.Furgoni con ruote a terra e risse da bar. Discesa negli inferi (9) di case chiuse dalle tende di velluto.
Lei lo ascolta rapita, si arrende disarmata a quell’ingorgo di parole che si materializzano in storie vivide e accattivanti. Lo invita a restare, lui le si avvicina. Il vagone adesso è deserto, la luce al neon fa le veci della luna, le scritte scarabocchiate sui sedili da piccoli e volgari Banksy sono stelle (10). Testimoni di giuramenti e promesse fatte in un viaggio in metropolitana.Resteranno in un letto sfatto parlando o stando zitti. Monteranno mobili e litigheranno perché lei ha perso il libretto d’istruzioni. Lui si nutrirà di cliché e lei avrà una chioma di ricci e luoghi comuni.Ma saranno felici o forse moriranno insieme restando vivi.
Il convoglio inchioda. Il capolinea. Improvvisamente lui si stacca da lei e fissa con occhi immobili le dolci montagne (11) di un cartellone pubblicitario. Vicino, una macchinetta che regala caffeina per pochi centesimi.
Non può restare. Deve andare. “Chi può ingannare chi ama?” (12) chiede lei.Lui oltrepassa il gap, senza voltarsi.In terra è rimasta una piccola foto sfuggita da una tasca, lei la raccoglie. Un bambino. Sul retro, una data e un nome scritto a penna: Ascanio. (13)
Lei si riavvia i capelli con il suo gesto abituale, alza le spalle, si accenda una sigaretta e si incammina sicura nelle sue scarpe costose pensando: “Meglio così, altrimenti avrei fatto tardi all’appuntamento con il mio analista”.

 

 

Alcune note per cogliere i riferimenti:

 

  1. Anna è il nome della sorella di Didone ( Eneide,Virgilio)
  2. Tablet della discordia. Riferimento al “pomo della discordia” mito greco.Indica la marca del tablet: Ipad,apple
  3. Bufera: Dante colloca Didone nel 5° canto dell’Inferno tra i lussuriosi, la loro pena è quella di essere travolti da una costante bufera
  4. “Tu mi costringi...” tratto dall’Eneide
  5. Corpo giunonico: riferimento alla dea Giunone che aiuterà a far innamorare Didone ed Enea (Eneide)
  6. Veliero: sta ad indicare il passato viaggio in mare di Enea
  7. Vedi nota 5. E’ un paradosso rispetto alla letteratura
  8. L’ultimo personaggio descritto è il pittore inglese romantico Turner, che ha intitolato un quadro a Didone. “Didone costruisce Cartagine. L'ascesa dell'Impero cartaginese” (1815)
  9. Inferi: si fa riferimento al libro 6 dell’Eneide , ripreso poi anche dalla Commedia di Dante dove si dice che l’eroe discenderà negli inferi
  10. La scena riprende un topos della letterata d’amore antica dello stile elegiaco ma ripreso anche dai sonetti e dagli epodi,è quello delle stelle e la luna come testimoni di giuramento (per es. 96esimo Frammento di Saffo e 15esimo Epodo Oraziano)
  11. “dolci montagne”: riprende l’ultimo colloquio tra Didone e Enea dove lui fissa le montagne dietro Cartagine (Eneide)
  12. “Chi può ingannare...” tratto dall’Eneide
  13. Ascanio: figlio di Enea e Creusa, figlia di Priamo



 

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