Parigi. Campo centrale. Finale del Roland Garros. 

Set equilibrato fin qui. Ognuno continua a tenere il proprio servizio. 

I due giocatori iniziano uno scambio infinito sulla diagonale del rovescio. 

Dopo 50 interminabili colpi uno dei due tira la palla sul nastro della rete, la palla si impenna, rotea nell'aria proprio sopra alla rete, su, più su, sembra quasi al rallenty nel silenzio totale, e dopo un attimo che sembra non finire mai ricade esattamente sul nastro e poi finalmente a terra, definendo così a chi va il punto. 

Mentre scroscia un boato di applausi, si alzano tutti in piedi e il pensiero di uno degli spettatori a bordo campo è: wow. 

Un altro a fianco: che scambio incredibile, un braccio di ferro di 60 colpi con palla finale che danza sul nastro, eccezionale. 

Ma durante lo scambio i pensieri erano altri. 

Uno spettatore meno attento, nelle ultime file: che partita noiosa, 60 tiri uguali per fare un punto, se vanno avanti così me ne vado anche se ho pagato una fortuna il biglietto per essere qui sul centrale di Parigi. Vado a prendermi un caffè, così magari incontro qualche vip, e poi torno per la fine del set. 

Quello che dei due è il giocatore più solido, lì giù nell'arena, pensa: continua a tirarmi sul rovescio pur sapendo che è il mio colpo più forte. Aspetta il momento giusto per sorprendermi sul dritto ma io continuerò a rispondergli sul rovescio, è il mio colpo infallibile, lo dicono tutte le statistiche di quest'anno, lui sbaglierà. Continuerò a giocare così anche per 100 colpi se insiste, gli dimostrerò che qui non può passare, non sbaglierò mai, sbaglierà lui e questo mi darà un vantaggio psicologico per il resto della partita. Devo vincerlo questo scambio. 

Il suo avversario invece: continua a giocarmi sul rovescio, è il suo colpo forte e pensa che io sbaglierò, terrò un po' lo scambio per dimostrargli che non lo temo e poi al momento giusto gli tirerò un vincente sul dritto. Ecco, no, non adesso. Questa, no, neanche, troppo insidiosa. Proverò ad allargare un po'. 

Certo che è proprio infallibile. Ma io anche. 

Questa è leggermente più corta, ma è ancora troppo difficile da attaccare e lui se lo aspetta che gli tirerò sul dritto. 

Questa neanche. Questa no. Questa no. Sto prendendo il suo ritmo. Lo tengo un po' questo ritmo adesso che l'ho preso. 

Potremmo andare avanti all'infinito. 

Ma lo sorprenderò. Più aspetto meno se lo aspetterà. Certo che non ne sbaglia una. 

Non riesco a trovare la palla giusta da attaccare. Devo provare ad angolare un po' di più. 

Non basta ancora. Posso provare a dare più taglio. Siamo vicini al limite. Se oso di più rischio di sbagliare. Ma non sbaglierò. Devo solo trovare il momento giusto. 

Giocherò un po' in difensiva, penserà che non lo voglio attaccare. Gli lascio iniziativa, così sarà costretto a cambiare. 

È un muro. Risponde sempre uguale. Potrei fagli una palla smorzata. No, troppo rischioso a questa velocità. Ma devo prendere qualche iniziativa. Potrei tirargli una palla al centro per rompere il ritmo. Ma non posso arrendermi a uno scambio così. Devo dimostrargli chi è il più forte. Inizierà ad avere qualche dubbio. Potrei attaccarlo sul dritto in qualsiasi momento. Lui lo sa. Vuole dimostrarmi che è più forte. Vuole mettermi dei dubbi. La taglio di più. Caspita, l'ho presa, era insidiosa questa. Devo trovare il modo di vincere lo scambio, perché se me ne tira un'altra così rischio di non prenderla. La angolo, vicino alla riga. Aggiusto il tiro ad ogni colpo. Più bassa, vicino alla rete. Anche lui uguale. Che scambio. Vicino al limite. Sul filo dell'errore. Ancora più bassa. Ancora di più. A fil di rete. Nastro ... 

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