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Era una sera qualunque d’estate, era il 12 luglio e avevo gli occhi stanchi quando la mia storia fantastica ebbe inizio. “Pronto!” senza esitare risposi, anche se ero tra veglia e sonno, vedendo il nome di Lui sul mio telefono. “Buonasera, come andiamo?” era la sua solita frase con quel tono milanese che a me piaceva tanto. “Buonasera Uomo! Oggi sono un po’ stanca ma è venerdì e questo è bello!” “Io sono in strada, ti va se passo a prenderti sotto casa e andiamo a farci un giro?” “Sììììììììì” risposi con un entusiasmo negli occhi che Lui non poteva vedere ma che sapevo aver imparato a conoscere e che adorava. “Dammi dieci minuti e ci sono”. Mi catapultai dal letto, la stanchezza svanì di colpo. Mi succedeva sempre così quando qualcosa mi entusiasmava, divenivo superattiva in un attimo e nei dieci minuti promessi ero lì, vicino a Lui che mi aspettava distratto ascoltando della musica sdraiato e con i piedi nudi su una di quelle panchine di cemento salotto delle nostre lunghe conversazioni sulla vita e sull’amore. Si alzò di scatto ed ora eravamo lì, uno di fronte l’altro e il giro sulle ali dei nostri motori della libertà stava per cominciare. “Quello di stanotte sarà un incontro speciale. Lo sai questo.” disse Lui. Sentivo brillare gli occhi come quelli di una bimba a cui si è promesso un nuovo gioco solo immaginato fin a quel momento. “Sì” dissi io. “Sì e ancora sì!!!” E allora “Animo animo”, gridò imponente la voce di Lui. Le notti dell’estate milanese ti appaiono infinite se sei in sella ad una bici, pensavo tra me e me mentre cercavo di tenere il passo al mio Cicerone. Ma quella notte sarebbe stata più lunga delle altre perché la mia bici aveva un compagno di avventure e, dopo quell’incontro questa città non sarebbe più stata per me una sconosciuta. Entrammo subito in un cortile animato da genti, musiche e balconi con colorati panni stesi evocatori di quelle piccole città del mediterraneo. S’udivano i tanti suoni di tutte le lingue del mondo, ecco che cominciavo a conoscere uno dei primi aspetti di questa città, le sue corti nascoste e la convivenza tra popoli. Il tempo andava e di nuovo su in sella riprendemmo il nostro cammino. In pochi minuti eravamo in un maestoso cinema abbandonato dalle mille e mille poltroncine rosse. Filmati si susseguivano sullo schermo. Gli dissi “Ho sempre adorato le poltroncine rosse dei cinema di una volta”. Non smettevo di guardarmi intorno e di respirare quell’atmosfera di giovani che si scambiavano idee, opinioni. Avevo conosciuto un altro sentimento di Milano, l’amore per il cinema. “La notte corre e noi dobbiamo stargli dietro”, queste sue parole ancora una volta mi distolsero dal mio mondo fantastico. Pedala, pedala e in un attimo di fronte ai miei occhi era un enorme palazzo. Lui mi sussurra che è l’ex Borsa del Macello ma io ero già corsa dentro, curiosa di conoscere. Entusiasmo. Questo respiro mentre con gli occhi fisso la grande vetrata sul tetto posizionandomi al centro e girando su me stessa ammiro la bellezza di questo palazzo. Milano dagli imponenti palazzi abbandonati. Era notte fonda ormai e l'irresistibile voglia di lasciarsi cullare da un dondolo in dolci conversazioni ci vinse ma per poco. In sella al nostro motore della libertà riprendemmo la strada e giungemmo all'angusto passaggio di case dalle gotiche atmosfere abitate dai fantasmi del tempo che fu e dalle parole di un libro ingiallito di poesie, folte di alberi e fiori. Milano con le sue viuzze da paese. La luna era ormai altra in cielo e in sella la rincorrevamo mentre birichina spuntava tra i palazzi come nel gioco del nascondino e pensando di averti presa ci trovammo al cospetto dei grandi uomini sulla cui testa pesava la figura di quella “Calunnia sbranata dai leoni”. La Milano dei grandi architetti, storici, uomini illustri le cui anime ancora vivono. Mi voltai e Lui era già sulla bici e mi chiese “Hai fantasia?” sapeva che ne avevo da vendere e allora risposi “Si fa il teatro se si ha fantasia, disse il grande maestro Edoardo sai? E allora questa volta ti conduco io”. In una volata ero già alla Scala, poi di corsa verso il Piccolo e nei mille luoghi sacri del teatro di Milano. “Scommetto che eri tu a non conoscere quest’anima della città!” dissi divertita.
“Hai voglia ora di ballare?”. Con lo sguardo sorrisi e così Lui mi cinse in un abbraccio al suono dei tangueros che con i loro tacchi accarezzano i pavimenti dei portici laddove c’era un teatro e ora sede dell’istante in cui il giorno cede il passo alla notte. Questa è la Milano delle passioni, quelle che non si contengono.La stanchezza cominciava ad albeggiare nei mie occhi, “La meta è vicina” sussurrò Lui. E allora per un’ultima volta mi son lasciata condurre nel tuo labirinto Dedalo e ho immaginato le vite degli altri attraverso la vista degli splendidi palazzi colorati che lo compongono, ho ascoltato le note segrete di un’orchestra provenire da una delle tue mille corti nascoste e assistito agli amori che si consumano con passione nelle tue stanze da letto all’ombra degli oleandri. In questo luogo un lungo abbraccio ha prolungato la mia e la sua ultima emozione, insieme.
Poi è giunto il sole e le ali che mi hanno condotta nei tuoi meandri si son sciolte, aspetterò la notte per incontrarti ancora bella Milano.
Luoghi protagonisti del racconto:
Via Rontgen
Viale Bligny 42
Corso Lodi 39, Cinema Maestono
Viale Molise 69, ex Borsa del Macello ora sede di Macao
Via Apollodoro
Via degli Omenoni 3, La Casa degli Omenoni
Piazza della Scala
Largo Antonio Greppi, Piccolo T eatro Strehler
Piazza degli Affari, Palazzo Mezzanotte
Via Lincoln
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Utente Anonimo
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