-Vorrei di nuovo sentire i capelli di una donna accarezzarmi il petto- Gregory mi disse questo, dietro mia specifica richiesta.
Peccato non ricordi in modo altrettanto specifico che razza di domanda gli avevo posto.
Le sue parole invece si stamparono immediatamente e con inchiostro indelebile nelle pagine della mia memoria.
Panico totale: la settimana prima avevo incautamente affidato la mia folle capigliatura al mio parrucchiere, il quale mi aveva proposto e praticato seduta stante, senza il tempo da parte mia di riflettere con calma, un taglio corto.
Dei miei lunghi capelli aggrovigliati, solo un ciuffo, per ricordo, ricadente sulla fronte, era sopravvissuto. Secondo Jason, il mio parrucchiere semi-pelato, il taglio mi aveva donato una seconda giovinezza; io mi rimiravo allo specchio, a lavoro finito, e questa seconda gioventù non proprio riuscivo a scorgerla. C’era solo la mia testa rotonda allo scoperto; assomigliavo in modo incredibile a mia zia Gabriella, zia piena di tante qualità, ma non certo passata alla storia familiare per la sua avvenenza.
Prima di quella conversazione con Gregory, sbagliando ovviamente, non ritenevo i capelli un fattore seduttivo determinante. Invece, per gli uomini lo è!
Perché non ne ero a conoscenza?
E perché improvvisamente, e solo in quel momento, stavo raccogliendo testimonianze di uomini che ammettevano che una capigliatura fluente incrementa in modo determinante il loro interesse verso una donna? Altro mistero. Solo dopo la dichiarazione di Gregory quel disgraziato del mio panettiere, che conoscevo da vent’anni, mi aveva confidato quanto amasse i capelli biondi di sua moglie e di quanto la pregasse ogni volta, prima della sua seduta settimanale da Mara, di non tagliarseli. Anche un collega, un giorno che prendevamo un caffè al bar, aveva commentato l’avvenenza di una signorina che sedeva lì vicino a noi, non tanto per il viso, alquanto inespressivo, ma per la rossa chioma che le copriva le spalle fino al sedere.
-Non c’è niente da fare: si sa, i capelli contano tanto-. No, carissimo, non si sa. Non lo dite mai, o lo dite tra di voi maschi in segreto. E poi, è una cosa da affermare davanti alla tua cara collega che si è appena rapata la testa ?
Continuavo a vedere e a rivedere nella mia mente la scena di Gregory, disteso nudo sul letto in compagnia di una donna, che non potevo evidentemente essere io. Nella penombra, forse voluta dalla donna stessa nel tentativo di nascondere qualche rotolino di ciccia di troppo, lei si muoveva sopra il suo petto e lo accarezzava con la sua morbida e fluente chioma. Il viso di Gregory in estasi, la donna sinuosa e sicura sopra di lui, consapevole di possedere un’infallibile arma di seduzione, che io, non solo non avevo più (adeguatamente trattati anche il cespuglio che avevo in testa poteva trasformarsi in una chioma liscia e morbida), ma che non potevo avere se non in un paio di anni!
L’incontro con Gregory era imminente. Le parrucche le scartai senza ripensamenti, le extention sarebbero state una estrema ancora di salvezza, che però avrebbero prosciugato del tutto le scarse mie risorse economiche, con ripercussioni future dolorose. Nemmeno era cominciata questa storia e già era destinata al fallimento.
Stavo dando troppo credito alle parole di Gregory? In fondo sono state la mia eloquenza e la mia disponibilità a colpirlo, la mia voce, il mio viso, che poi è sempre lo stesso. Quante volte si era complimentato con le qualità che possiedo, di quanto gli sembri spigliata, allegra, informata. Sta a vedere adesso che per una ventina di centimetri di filamenti proteici che crescono in testa, un rapporto tra persone over cinquanta, mature e colte, viene compromesso. Poi, i capelli, ricrescono. Certo Gregory avrebbe dovuto armarsi di pazienza. Alla fine, la gincana capelluta sul suo petto l’avrei fatta. Intanto però, tremavo al pensiero del nostro primo contatto visivo dal vero, temevo di vedere nella sua faccia l’espressione delusa per quel taglio maschile che mi ero fatta. Ci tenevo così tanto a questo incontro, mi sembrava andasse tutto bene. Invece, ora mi sentivo come se nel nostro imminente primo meeting, il mio punteggio partisse da meno uno. Mi si prospettava un inizio difficile, come se tutto il resto della complicata relazione in cui mi ero imbarcata, fosse una passeggiata.
-Mi dispiace immensamente, ho un impegno questo mese, Gregory. Possiamo fare il prossimo? Sai, i miei genitori anziani… hanno bisogno di me e mio fratello è andato in ferie- Gregory è deluso, ma capisce e rimanda il viaggio.
Cosa posso fare in un solo mese? Farò effettivamente ben poco, compro su internet alcuni integratori e vitamine. Più guardo i capelli, più non crescono. Vorrei svegliarmi una mattina con la mia odiata/amata antica erba selvatica in testa. Ma non succede. Forse gli integratori pagati tanto fanno l’effetto opposto e ‘sti disgraziati crescono all’interno perché mi sembrano rientrare e di conseguenza decrescere alla mia vista. Mi rassegno. Non gli piacerò. Manca una settimana. Non gli piacerò. Curerò al massimo trucco e vestiti, ma non gli piacerò.
Poi, succede l’insondabile: arriva inaspettata la pandemia virale. Tutto rimandato, prima di uno, dopo di due anni.
Ma oggi io e Gregory ci incontreremo. Incredibilmente il nostro legame virtuale ha retto due anni e due mesi, giorno dopo giorno, messaggio dopo messaggio. Non so come, sono riuscita ad evitare le famigerate videochiamate, le scuse assurde che ho inventato… ma ora basta, siamo pronti, entrambi. Ora sì.
Trenta settembre 2021, sono qui all’aeroporto.
I miei capelli sfiorano le spalle. Saranno sufficienti a fargli il solletico, per ora.
Gregory è qui in carne ed ossa, ci separano pochi metri. Sta arrivando da me. Fra poco ci vedremo.
Vedo sul display che il suo aereo è atterrato già da dieci minuti. Mancano pochi istanti. Un bel respiro, guardo dritta davanti a me.
Meno tre, meno due, meno uno.
Zero.