Utilizziamo i cookie strettamente necessari per il funzionamento del nostro sito.
Opzionalmente si possono abilitare i cookie usati da Google per offrire annunci pubblicitari personalizzati.
Per informazioni più dettagliate sui cookie che utilizziamo, e per cambiare in futuro la tua scelta, puoi consultare la nostra pagina Privacy
I cookie strettamente necessari abilitano le funzionalità principali del nostro sito web e
consentono statistiche anonime. È possibile
disabilitarli solo modificando le impostazioni del browser, ma ciò potrebbe influire sul corretto funzionamento
del sito stesso.
Imposta cookie di terze parti per ricevere una pubblicità
mirata ai tuoi interessi. Se questa impostazione è spenta, riceverai pubblicità generica.
Moahmed percorse il deserto, il suo silenzio assorbì la sofferenza del clima, il bruciante screpolarsi della pelle e cambiò tante volte la sua squame come serpente fra i rari sassi, sprofondato in quella sabbia che è decomposizione della sommitá, un processo inarrestabile di disintegrazione delle montagne. E comprese che quel deserto è oceano. Sì, perché come nella distesa equorea nessuno riesce a mettere radici se non raggiunge la propria oasi di salvezza.
In silenzio, senza lamentarsi era diventato parte del silenzio cosmico, frammento di una vita inconoscibile nel suo mistero, di una percorso, di un camminamento che porta verso una meta, che per l'ateo è la morte, per il credente è l'infinito. Nel grigiore della sabbia, nello sfrigolio della quarzite incandescente, il paesaggio è intervallato dalle dune, onde anomale che si muovono e non ritornano mai al loro posto. Non sono onde di mare che baciano la riva e poi ritornano a viaggiare, ma onde destinate a comporsi e decomporsi per ritornare ad essere onde, ma di differente tipologia. È la simbologia della nostra fragilità di uomini che nascono vivono muoiono e dopo tanto peregrinare si ritrovano cancellati dalla faccia della terra perché sono polvere tra le polveri.
Moahmed pianse. Era diventato saggio e chi è in questa condizione soffre più di chi continua a lasciarsi trascinare dal tempo perché ha compreso il senso inenarrabile. La saggezza era diventata una meta di chi è arrivato nell'oasi si è rifocillato di quell'acqua che è rimasta nascosta perché scorreva bel sottosuolo ed era arrivata in superficie per dare speranza.
L'oasi è luce nel buio del silenzio. Ma il silenzio può diventare, a sua volta, oasi quando permette la scoperta di sé e della propria presenza nella terra. La vita si trasforma in valore da proteggere, da custodire, da coccolare lungi dalle mortificazioni quotidiane di questo cammino faticoso fra sterpi e cocci di bottiglia aguzzi come schegge.
Piccola stella, 27 April 2024
DOVE SONO
Tempo di lettura: 30 secondi
Occhi curiosi tra arabeschi di rughe. Il futuro a ritroso. I passi più lenti. Mani nude deformi in spirali di attese. Una valigia mi ha portato lontano.
Piccola stella, 19 April 2024
CERCANDO
Tempo di lettura: 30 secondi
Furtiva tengo a bada un'anima persa su nuvole di passaggio. Abissi profondi sondati da occhi curiosi. Parole appaiono esigenti, spunti di bellezza.
Piccola stella, 30 April 2024
LAVORI IN CORSO
Tempo di lettura: 30 secondi
La saliva che lenisce le piaghe macina cemento per le pietre della mia cattedrale.
La spettatrice, 18 April 2024
Guscio
Tempo di lettura: 30 secondi
Io, piccola noce, mi accoccolo e mi accartoccio nel mio guscio. Riposo in esso, avvolgente e protettivo. Vivo appesa a un vecchio albero, orgogliosamente in piedi da anni, forse secoli, in un giardino [...]
Tutti i racconti
Utente Anonimo
Per utilizzare questa funzione è necessario effettuare il login. Accedi oppure
registrati per avere la password
Si pazienta obbedendo ai colori agli istinti, alle voglie si pazienta non sempre aspettando, aspettandoti qualcosa afferrando le mani promettendo cambierà; si pazienta perché è giusto così, senza pensare all’ultima volta che ti sei sentito felice, non ricordando senza sperare o anzi sperando [...]
Ho sempre cercato di fare le cose come si deve, di comportarmi per bene, ma ho sempre saputo che avrei fallito chissà quante volte. Sono una persona normale. Uno di quelli cui capitano le cose che capitano a tutti: gioie, disgrazie. Anche di fallire. Quando mi sono trovato senza lavoro e senza [...]
Penso sia necessario qualcosa di ancora più forte, per curiosità ordino del Mescal, stranamente lo hanno, ne prendo una bottiglia intera e mi ci attacco, un sorso e un boccone, così riesco a mandar giù tutto il piatto. In fondo alla bottiglia vedo il verme che attende di essere masticato, non [...]
Quest’anno ho deciso di trascorrere l’estate negli USA. Voglio provare l’ebrezza di correre lungo la strada più famosa al mondo, quella che ha fatto la storia, che ha inventato il mito dell’America, la Route 66, 3755 chilometri da Chicago a Santa Monica in California attraverso 8 stati, la mia [...]
Tempo di lettura: 3 minuti
stapelia:Ho affrontato due volte il testo e, pur avendolo capito e seguito sin da subito, [...]
Rubrus:Anche in questo caso mi tocca dire che aspetto la seconda parte.
Agua teñida Agua teñida en mi sangre. Vamos, pasión por ti. Negro Fluido Mi caballo me tira al suelo No me levanto del polvo Enfermo de amor De tus besos De tus muslos De tus senos Y tu mi amigo recordar Es agua teñida Si te entra Él querrá quedarse allí Acqua tinta nel mio sangue. Accende, [...]
Tempo di lettura: 30 secondi
stapelia:Acqua tinta? Non giurerò sulla traduzione ma è intriso di sensualità. [...]
Patapump:e che pensi sul lavoro della musicalità della lingua la trovo piu [...]
I tre uscirono dal banco dei pegni armi in pugno. La soffiata ricevuta da Q era giusta. M stringeva al corpo la borsa sfilata al gestore. “Molto stupido prendere la pistola dal cassetto” pensò J. “Poteva cavarsela con poco invece che con un buco in fronte.” [pubblicato originariamente sull'account [...]
Tempo di lettura: 30 secondi
Rubrus:Aspetto le altre due parti della triologa, dunque,
Lawrence Dryvalley:Caro Rubrus, ci vorrà un po'... Ho in scaletta altro prima. Comunque [...]
Quando venni al mondo, primo di tre figli, partorito in casa al Parco Cis 299, pesavo un chilo e ottocento grammi. Ero scheletrico. Mia mamma piangeva e si disperava per questa situazione. Non bastava ciò, per disperarla, ma si aggiungeva anche il pessimismo del medico curante il quale non dava [...]
IL COW-BOY GIGANTE Ai tempi di Kyzmiaz, cioè quando ero un adolescente difettoso, sognavo tanto, sì sognavo come un matto. Alcuni erano sogni ripetitivi, sognavo spesso cascate o spiagge, oppure di volteggiare in una pioggia di fiori o di volare. Certuni erano terribilmente statici come "il [...]
Tempo di lettura: 2 minuti
Rubrus:I sogni e gli incubi assumono le forme più strane e quella del cowboy [...]