A parte gli animali più o meno velenosi, è piuttosto noioso dover stare sempre attenti a quel che succede alle nostre spalle. Ovvio che di notte non usciamo anche se abbiamo una vita sociale abbastanza vivace. Chi ha costruito questo villaggio voleva che la privacy degli abitanti fosse protetta ed hanno costruito un reticolo di tunnel da una casa all'altra in modo da poter uscire di notte senza essere visti e soprattutto protetti da intrusi pericolosi. Quindi organizziamo spesso feste e balliamo le vecchie musiche dei secoli passati. Federico che è un inventore straordinario, ha ripristinato la vecchia torre degli scienziati che per noi è un ottimo posto di osservazione notturna. Protetti dai vetri antisfondamento passiamo parecchie notti ad osservare streghe e vampiri e zombi che mangiano streghe. Da qualche tempo nella valle, sul greto del fiume che è quasi sempre in secca, passa un enorme verme di venti metri di diametro e lungo forse un chilometro. Poggia su un numero infinito di zampe posteriori e a volte si alza di qualche decina di metri mostrando le robuste braccia e delle 'mani' chiuse a pugno. La sua peculiarità è il canto. Canta con voce da soprano le arie delle opere liriche di centinaia e centinaia di anni fa. Sono talmente antiche che nessuno di noi le conosce ma sono piacevolissime. Una notte che siamo di guardia Federico ed io, lo vediamo arrivare. Si ferma sotto di noi alla base della collina e intona ''Un bel dì vedremo'' insistendo sulla frase che non capisco : mi fermerò sulla cima del colle. e la ripete varie volte. Forse è il suo modo per avvisarci di un pericolo. Non capiamo, ma appena spunta l'alba decido di mandare un drone ad esplorare intorno. Dopo pochi secondi le immagini arrivano sul monitor

<<Azz, uomini gatto a est>> lo grido quasi con paura.

<<A quanto sono, - chiede Fede - dobbiamo far rientrare tutti>>

Metto in funzione la sirena di pericolo e in meno di due minuti ogni abitante dei Gujet è chiuso in casa al sicuro, tranne gli uomini che quel giorno sono di guardia. Attiviamo tutte le difese e saliamo sulla torre per tenere tutto sotto controllo.

Arrivano prima del previsto. Sono una decina di individui a cavallo di mostri dagli occhi gialli e i denti a sciabola <<Dai Andrea, buttagli una bistecca che hanno fame>> Federico scherza, come sempre e gli rispondo <<Offriti volontario>> Ridendo sta preparando un lanciafiamme e lo posiziona sul treppiede nella terrazza. Loro si avvicinano, annusano l'aria e il filo spinato, forse sentono l'elettricità e si tengono a distanza di sicurezza. Annalisa e Serena sono al nostro fianco armate di fucile laser e sparano per prime. I gatti si sono accorti di noi ma le armi sono troppo vecchie e loro non sanno sparare, noi al contrario, siamo ottimi tiratori e al primo colpo di lanciafiamme ne buttiamo giù tre o quattro e i cavalli non perdono tempo e li sbranano o come si dice ''gli danno onorata sepoltura''. Spariamo ancora in meno di un'ora degli uomini gatto non rimangono nemmeno le tracce delle pellicce colorate. << Ho mandato fuori un drone con le telecamere ed ho già le prime immagini, guarda un po'>> Federico è eccitato e chiede a me che fare. Osservo il monitor e vedo un mare, un'onda anomala di pellicce colorate, gialle, blu, viola, rosse un caleidoscopio di colori, e un luccichio di armi obsolete, fucili, doppiette da caccia vecchie di almeno cinquecento anni, li per li mi viene un'idea <<Quanti droni abbiamo in attivo?>>

<< Circa un centinaio, facevano parte della ricerca scientifica. Ho fatto l'inventario il mese scorso, senza che me lo chiedi funzionano tutti perfettamente>> Ha risposto Serena

<<In deposito ci sono un migliaio di bombe piccole ma efficaci. Due per ogni drone dovrebbero bastare. Via al lavoro, non abbiamo molto tempo.>>

In breve i droni sono armati, partiti e dai monitor dell'osservatorio vediamo quando sganciano le bombe e i gatti che cadono a terra mentre i cavalli che restano vivi se li mangiano con piacere. Restano vivi pochi esemplari di uomo gatto, ma quello che pareva il capo, un mostro alto almeno due metri e mezzo con la pelliccia nera, è tra le fauci del suo cavallo, gli altri fuggono a gambe levate seguiti dai cavalli disarcionati. Cessato allarme, per oggi, la prossima volta affronteremo un altro pericolo. Sarà sempre così la nostra vita da ora in poi?

Penso al futuro, a noi che non avremo mai figli perché le radiazioni ci hanno resi sterili. La speranza sono i bambini. Cinquanta bambini a cui affidare la sopravvivenza della razza umana.

 

 

 

 

 

 

 

 

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