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Come un fiore che non profuma, un bimbo che non piange e un sole che non scalda, venni riposta nel retrobottega di un commerciante di armi. Ognuno ha uno scopo nella vita tranne la sottoscritta.
Nacqui pistola ma per un errore di fabbricazione non potei mai sparare. Il mio tamburo era difettoso. Il giorno che lo scoprii sentii un velo calare sulla mia esistenza. Venni tolta dalla vetrina illuminata per finire in un angolo buio. Accanto a me altre armi per lo più in riparazione. Mi raccontavano della prima volta che spararono. Quell'esperienza che non avrei mai vissuto. L'esplosione violenta, il proiettile che fende l'aria e il profumo della polvere da sparo. Le pistole nascono per ammazzare. Col tempo diventammo strumenti di caccia, di difesa ma il vero scopo é quello. Qualcuno ci colleziona riponendoci su mensole di cristallo per farci ammirare. Pensate davvero che ci piaccia? Siamo pistole, i soprammobili non sparano.
Il mio destino non fu nemmeno quello perché nessun decoro mi abbelliva. Ero una pistola come tante altre ma inutile, impolverata e dimenticata in un retrobottega.
Finché non arrivò Revolver.
Me la misero accanto una notte. Era sconvolta e sporca di sangue. La portarono dei poliziotti in una busta di plastica sigillata: "Arma del reato". Le chiesi di raccontarmi la sua storia. Era finita nelle mani della persona sbagliata, Fabio Novebaci, il figlio di un noto imprenditore milanese che aveva sposato quella donna, Anna, morta in un tragico scontro frontale. I testimoni avevano detto di averla vista distratta al volante, forse per colpa del cellulare. Pochi attimi in cui l'auto sbandò ed esplose. In seguito il marito aveva scoperto che la moglie aveva una relazione con la famosa psicologa, Giulia Valenti così la raggiunse in ospedale e le sparò. Questi erano i fatti riportati sui giornali per raccontare quel gesto scellerato. Terrificante. Colpi sordi e precisi sparati da quell'uomo impazzito per come il destino gli si era rivoltato contro.
Quando all'odore di morte e polvere da sparo, si mischia quello della tragedia il puzzo è terribile. Revolver era sconvolta per essere stata lo strumento di quelle scene. Mi chiese di aiutarla a morire. "Fammi cadere, schiacciami, fammi dimenticare ciò che ho visto e che mi ha fatto fare quell'uomo".
E io come avrei potuto?
In quell'istante si accese la luce del retrobottega, era quasi l'alba, il commerciante ubriaco urtò la mensola su cui giacevamo e presi la spinta per scagliarmi su Revolver che cadde e si ruppe. Io pure. Il commerciante imprecando sostituì il mio tamburo con quello di Revolver. Io finii nella busta "Arma del reato" e lei nel cestino. Da allora la mia vita cambiò.
Girai per tribunali e tavoli di indagine. Mi maneggiarono in molti per ripercorrere le scene del delitto ma nessuno mi usò per sparare.
Pensavo che non avere uno scopo nella vita fosse insopportabile ma mai quanto sopportare il peso di una storia non mia.
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