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Forse tutto è iniziato all’età adolescenziale. Il mio sentirmi estranea, indifferente dico. Non superficiale, disinteressata, neutrale. Alle elementari ero felice, non soffrivo di nessuna crisi di panico, ne fui estraniata dai miei compagni. E alle superiori che tocchi il fondo. Mi piaceva stare al centro dell’attenzione ma non perché avessi qualcosa in piu’ degli altri, soltanto perché mi è sempre piaciuto far divertire la gente con le mie battute, con le mie smorfie, con i miei racconti. Sognavo fin da quell’età di trovarmi su di un palco teatrale , recitare un monologo e cantare una canzone che potesse “curare” le anime di tutti coloro che mi stavano ad ascoltare. Proprio come la musica ha fatto sempre con me. La musica è terapia, dell’anima. Quindi non saltavo mai la scuola : te lo concedevi alle superiori. Di certo non volevo avere un futuro lavorativo importante, giusto, mediocre che mi avrebbe permesso di potermi comprare casa e andare ad abitarci da sola. Sono sempre stata una ragazza indipendente e responsabile delle mie azioni. Non mi andava a genio essere comandata da qualcuno, trannè che per insegnarmi l’educazione e tutto quello che ancora non ero in grado di fare. Era giusto che ognuno di noi sarebbe cresciuto con gli stessi diritti. Stimavo la mia famiglia. Mia madre. Piu’ di quanto un bambino possa stimare un suo supereroe preferito. Caratterialmente volevo somigliare a mia nonna, una donna calma, pacata, sempre ordinata. Il contrario di me. Lei, mia madre e mio padre non si erano mai abbattuti in niente e anch’io quando soprattutto litigavo con mia sorella che molte volte ci trovavamo in disaccordo. Ma gli volevo bene. Molte volte accadeva che quando non volevo andare a scuola, desideravo andare con mia nonna al mercato. Adoravo fare la spesa al mercato anche se non era preoccupazione mia di ogni giorno pensare a cosa preparare, ma pensavo già in grande. Un giorno mi sarei trovata anch’io a dover fare tutto questo per me e per chi avrebbe voluto starmi accanto.
Mia nonna è sempre stata, dopo mia madre, l’unica a capirmi.
Continuai ad andare a scuola …
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Utente Anonimo
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Atra In atra quiete silente, di represso animo, dove velate parole si smarriscono nelle ombre delle omertà dei sentimenti, che come despoti si erigono, recludendo l'anima nel bigio limbo di aleatorietà. Il cuore, come danzante funesto, smuove con timore falsi passi sul selciato del sospetto, mentre [...]
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Giuseppe Scilipoti:Ehilà Carlo, ti sei fiondato come un falco nel leggermi e commentarmi. [...]
Si accomoda sul divano. Si copre le gambe con una coperta. E in un attimo è di nuovo bambina. -Come va la pittura? le chiedo. Ci mette un po’ a rispondere. -Ogni giorno mi sveglio con la voglia di dipingere qualcosa di diverso e poi… Si interrompe. -Poi? -Poi dipingo sempre lo stesso quadro. [...]
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Magnus, il pastore tedesco della famiglia Moretti, da tempo assai malconcio, si avviò all'interno della cuccia. Un profondo senso di stanchezza lo colse, fino a che si assopì. Quel sonno fu dolcissimo e breve. Al risveglio, si accorse con stupore di non avere più addosso l'odiato collare. Alzò [...]
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Chi mi ha ridotto così? Col naso tumefatto, gli occhi e il labbro gonfi e un orecchio che pare una fragola incollata alla testa? La mia nuova vicina, la mia nuova vicina di casa zoccola puttana. L’ho incontrata all’imbocco del viottolo di casa mia e l’ho vista che buttava la sua spazzatura nel [...]
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