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Alla tv le spiagge selvagge della Sardegna commentate dalle giovani e bellissime ragazze di Donnavventura. Rimango letteralmente folgorata dalla visione di questo mare turchese che in lontananza si mescola al blu e al verde smeraldo. Mio marito disteso sul divano, bloccato da un ginocchio gonfio d'acqua e dolorante, si consola gustandosi l'occhio non so se più con le spiagge o con le forme delle splendide amazzoni brune.
Sorvolo sull'immaginario paragone con la moglie over quarantenne rompi balle e cerco di sfuggire a quel turchese commovente trovando una più modesta ma piacevole alternativa in vallata accedendo a quel di Facebook... che idea incoscente e azzardata! Schivo sempre più in difficoltà gli strali sferrati dalla visione di nuovi lidi incantati, montagne superbe, città dal sapore settecentesco, dolci colline dal morbido verde sinuoso. E poi concerti mescolati a piatti di pesce, vestiti eleganti e frasi d'effetto sul vivere la vita appassionatamente. Alzo gli occhi frastornata, cerco un varco in questa fitta selva oscura di emozioni e trovo Ciccio e Franco alla tv (il telecomando questo sconosciuto, potrebbe essere la frase di una mia t-shirt da casa). No, sta per assalirmi un'intensa e travolgente ondata di depressione, riesco idealmente a vederla, questa onda anomala a un passo dai miei piedi. Devo correre ai ripari, trovare un albero a cui afferrarmi, una via di fuga, una navicella spaziale, superman... aiuto! Non posso fuggire di casa e lasciare il pover'uomo infortunato in balia delle scatenate cavallette di 4 anni. Come potrebbe, con un balzo da gatto sul topo, raggiungere il piccolo teppista arrampicato dentro il frigo (già successo) o fermare la stambecchina in caduta libera sul divano dalla cima del termosifone a colonna? Non si può, ma è finito il tempo e l'onda anomala è quasi alla gola!
Con un guizzo da felino sconfino dalla cucina al terrazzo, già un progresso... sono in qualche modo fuori casa e lontana da Ciccio e Franco (non me ne vogliano parenti e fans, ma difficilmente sono affiancabili in una domenica di luglio alle immagini delle cristalline acque sarde). Mi tuffo come da uno scoglio sulla fantastica sdraio reclinabile immergendo la testa nel vuoto e sollevando le gambe al cielo. Chiudo gli occhi, il sole si stampa sul mio corpo come il flash di una foto di altri tempi. Si fa strada fra le mie orecchie un silenzio quasi irreale, su cui si posano gentilmente i canti di uccellini divertiti, mentre sullo sfondo si rincorrono i fruscii delle auto, che quasi a farmi uno scherzo mi ricordano il suono di onde lontane. Respiro. E me ne accorgo. Strano, anche prima di questo momento respiravo? Fatico a crederlo. Immagino nella mia testa un bicchierone con un rinfrescante cocktail in mano e appare come per magia il mio bimbetto con il contenitore dei pennarelli fra le braccia. - Maaaaaamma! Vuoi una patatina? - È colmo di dixi. Beh, ci sta. Perfettamente in linea con la mia falsa vacanza in terrazza. - Grazie tesoro - - Ti canto una canzone? Vuoi Heidi in italiano, in tedesco o in inglese? - - In inglese - - Non la so - - Allora in tedesco - - Ok... Hhhhhhhaidi, Hhhhhhhaidi... Chch vjvjgkg hcchxhx cjnvnv kvkgj... - (vero tedesco, però io non la so...)
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