Il caldo delle estati dei record, qui nella Grande Conca, bisogna viverlo per capirlo. Ti si appiccica addosso da Giugno a Settembre, fiacca e sfinisce, non dà tregua, e si allea maligno con nubi di zanzare che ti tormentano manco tu fossi il capo supremo degli Ignavi. Niente termometro da Africa, per carità, anche se chi ha pratica di vacanze esotiche mi dice che qui si suda più che all’equatore; però sofferenza senza refrigerio, quella sì, 24 ore al giorno, perché di notte l’afa sembra crescere e montare come un’onda di piena del grande fiume.

 

Intanto i locali - differentemente da quanto fa la gente al sud, che più o meno consciamente e collettivamente regola il proprio orologio per evitare le ore più roventi - tengono fede alla loro fama di Parte Produttiva del Paese, affrettandosi, correndo, spintonando e maledicendo, sudaticci e stanchi nell’affanno del travaj, il lavoro, inteso come affare non procrastinabile, a dispetto di qualunque temperatura, ché i soldi mica si trovano sugli alberi.

Nulla di nuovo, è la logica senza respiro di questa parte della Pianura che molti vorrebbero libera, non si sa da cosa o chi; certo non si può sperare dal caldo, che scevro da ogni fedeltà a bandiere di qualsivoglia foggia - siano tricolori, verdi con foglie stilizzate o nere con teschi e tibie – cola umido e colloso come spaghetti troppo cotti.

 

E dunque: caldo torturatore e assassino, dicevamo.

E’ sabato pomeriggio, e c’è la periodica celebrazione dello shopping al centro commerciale, con la signora. La noia imbrigliante del rito consumistico è solo parzialmente bilanciata dal più freddo che fresco dell’aria condizionata, il cui livello di regolazione prende a ceffoni ogni buon proposito di risparmio energetico. Esauriti i fondi stanziati, si passa dal vicino paesone, pomposamente chiamato "città", per la messa in piega (di lei) dal coiffeur di fiducia; io – come il triste cagnolino disegnato sull’adesivo applicato alla porta a vetri - aspetto fuori; passeggio appena un po’ e poi via al bar proprio di fronte, un tavolino sotto il tendone, una birretta (forse due, ho fatto la cresta a me stesso sulla spesa e mi avanza qualche spicciolo) e il giornale.

Il nonnetto esce dal portoncino di fianco alla vetrina del bar. E' anziano, molto anziano: lento, impacciato, claudicante. Si appoggia ad un bastone che sembra più grande di lui, mentre cerca vanamente di richiudere il portone di casa sua; niente da fare, la chiave – stronza – non vuole girare nella toppa, o forse sono le mani che tremano troppo. Che faccio? Mi alzo e lo aiuto? Ma sì, dai, sono il più vicino. Però – madonna! - che caldo… Va beh, andiamo a vedere, và.

 

“Vuole una mano?” Mi squadra in silenzio da capo a piedi; sono un estraneo, e viviamo in tempi bui in cui gli anziani vengono quotidianamente scippati, derubati, gabbati. Lo sguardo è fermo e dritto, sopra un naso di dimensioni ragguardevoli, rosso e venoso, un po’ da beone anche se non mi sembra il tipo. L’esame è rapido ed efficiente come una perquisizione, devo averlo superato perché mi dice:

 

“Guardi un po’ lei se riesce, io mica ce la faccio”. Provo a girare delicatamente la chiave e dopo qualche sforzo - tlak! – la serratura si sblocca. Riprovo ancora avanti e indietro, sembra funzionare.

 

“Mi pare a posto. Ci vorrà solo un po’ d’olio”.

 

“Ah, meno male! Quindi non c’è da chiamare il fabbro, dice? Chissà quanto verrebbe a costare!”

 

Boh. A guardare non parrebbe uno di quei pensionati costretti a maledire tutti i santi del calendario perché quest’ultimo non presenta mesi da tre settimane l’uno, anziché quattro e rotti. Scarpe di buona fattura, pantaloni e camicia ben stirati, orologio vetusto ma di ottima marca, acqua di colonia, sembra piuttosto un avvocato o un professore a riposo. Torno al mio tavolo all’ombra, ché mi sto già sciogliendo, e lui mi segue e si siede allo stesso.

“Il giornale è suo o del bar?”

 

“No, è mio; ma prego, faccia pure”. Incomincia a leggere molto rapidamente, dopo qualche minuto ha già finito.

 

“Faccio fatica anche con gli occhiali, e allora leggo solo titoli e sottotitoli” mi spiega. “Certo non lo compro. Per leggerlo così, è uno spreco!”

 

“Ah. E allora come fa quando non c’è nessuno che glielo presta?” gli chiedo non senza acredine.

 

“Leggo quelli che compra Teo”. Teo è il gestore del bar, che si chiama – e come ti sbagli? – “BAR TEO”.

“Io vengo qua tutti i giorni, Teo è un amico. Gli tengo l’affitto basso.”

 

“Perché, lei è il proprietario del bar?”

 

“Del bar no, ma dei locali sì. E anche della palazzina sopra, e tutti gli altri negozi e appartamenti su questo lato della strada, fino alla cartoleria all’angolo.”

 

“Beh, quindi non se la passa male, no?”. Incomincia a starmi antipatico.

 

“Eh, cosa vuole, beni di famiglia. Certo una volta c’era molto di più; poi le divisioni ereditarie, le tasse di successione… un po’ di proprietà sono state vendute, purtroppo.”

 

E così pian piano incomincia ad avvilupparmi nel racconto di una complicata storia familiare, nel quale mio malgrado mi faccio trascinare. E’ un buon narratore, asciutto e ritmico, e non manca di doti affabulatorie quando deve descrivere personaggi e situazioni curiose. Parla a lungo, con una sola interruzione per chiamare Teo e ordinargli una limonata, “mezzo bicchiere, mi raccomando”.

 

E’ una storia di aristocrazia di campagna, case e terreni agricoli, una grande villa con annessi vigneti nell’alto Monferrato (terra d’origine), dove si andava a fare villeggiatura d’estate. Poi le guerre, qualche contenuta disavventura economica e l’obbligatoria dose di pecore nere che abbassano la media del prestigio familiare, da nobili e più che ricchi a ricchi e basta.

A questo proposito, mi racconta di un suo fratello più grande, ex ufficiale di complemento del Regio Esercito, corpo del Genio Trasmissioni, in congedo provvisorio per occuparsi degli affari di famiglia. Costui nel ’39 capisce che tira una brutta aria per quelli come lui, giovani, graduati e specialisti; può essere che gli tocchi vedere una futura guerra molto da vicino, anziché solo nei cinegiornali, per cui pensa di trasferirsi all’estero, destinazione Argentina. Si rivolge a papà reclamando un anticipo sulla sua quota di eredità; il degno genitore prima fa finta di niente, poi nicchia, poi ancora si imburberisce, alla fine scuce solo una parte di quanto richiesto, prendere o lasciare. Al meschino urge prendere, e se ne va sbattendo la porta.

In seguito poche sporadiche notizie, fino all’immediato dopoguerra, quando scrive due lunghe lettere spiegando che il piccolo capitale che aveva al seguito si sta ormai esaurendo, ma che avrebbe l’occasione di intraprendere un affare importante, rilevando con relativamente pochi soldi una grande hacienda con tanta terra e mandrie. L’occasione è ghiotta, ma lui ha bisogno di una mano; sta – in sostanza – di nuovo battendo cassa. Figurati! Il padre è un po’ imbolsito dagli anni ma ha ancora le tasche ben sigillate, neanche si degna di rispondere. Così il figlio sparisce definitivamente, fino ai giorni nostri.

 

“Certo che mi piacerebbe sapere che fine ha fatto”.

 

E io, stupidamente esaltato dal racconto: “Eh, sarebbe bello ritrovarsi dopo tutti questi anni”.

 

Mi guarda freddo. “Ritrovarsi? Nooo, aveva dodici anni più di me, ormai sarà all’altro mondo da un pezzo. E’ che magari poi ha fatto fortuna e, chissà, ci può essere un’eredità da reclamare”.

Basta. Sono disgustato. E che cavolo! Sta con un piede nella fossa e pensa all’eredità del fratello … Ma come si fa, dico io?! Me ne voglio andare, o che se ne vada via lui. Mi alzo e lui mi imita, ma molto lentamente, con fatica.

 

“Giovanotto, mi accompagna alla cassa, per cortesia?”

 

“No guardi, lasci stare. Faccio io”. Vattene in fretta, vecchia scorza.

Come sospettavo, borbotta un ringraziamento veloce e poi fila via prima che io possa cambiare idea.

Teo sta al banco e mi chiede se pago anche la limonata, poi mi fa: “Bel tipo, eh?”. Sorride.

 

“Altrochè! Mai conosciuto un taccagno simile”.

 

“Ma perché, cosa le ha raccontato?”. Gli riassumo brevemente, e lui esplode. La risata è grassa, si sta divertendo un mondo, il buon Teo. “Oh signùr! Questa è nuova, non se l’era ancora inventata!”.

 

“Inventata?...”

 

“Guardi che non è vero niente! Le proprietà, gli appartamenti, la famiglia ricca … Si, qualche soldino ce l’avrà anche, ma poca roba, mica tanti come ha detto. E non è per nulla avaro, anzi, ha sempre avuto le mani bucate, gli piaceva la bella vita. Faceva l’ambulante nei mercatini, scampoli, biancheria, cose così; e poi il banco della riffa nelle fiere, d’estate. Ci sapeva fare, eh, niente da dire. Ha sempre detto che gli bastava un’occhiata per capire le persone, e vendergli quello che voleva. Ancora adesso ci scommette sopra, dice che riesce al primo colpo a farsi offrire da bere da qualsiasi sconosciuto che incontra qua dentro, ed è vero. Oggi è toccato a lei, mi spiace”. E ride ancora, maledetto lui.

 

“Porti pazienza, ormai è solo un vecchio. Una birra media e una limonata, fanno sei euro e cinquanta”.

 

Fuori il caldo è ancora inesorabile, ma all’orizzonte vedo una striscia nera di nubi: forse stasera ci manda giù un bel temporale che sciacqua via tutto. E chi s’è visto, s’è visto.

 

Tutti i racconti

1
0
8

In breve racconto la Napoli Monumentale

Storia e Cultura

03 May 2024

Napoli non è soltanto una grande metropoli. ma è un gigantesco Museo a cielo aperto per architettura, con i suoi immensi e storici palazzi che vanno da Vanvitelli a Sanfelice. Monumenti di immenso ed inestimabile valore. Le sue chiese, che custodiscono patrimoni unici al mondo: quadri di Caravaggio, [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

1
1
13

Dissimili Donne

03 May 2024

In una cornice di strambi balletti esistenziali, vivono due donne: una giovane, l'altra più matura, intrecciate in un arazzo di complessità e contrasti. La giovane, un effervescente compendio di audacia e orgogliosa impetuosità, s'incarna in un'esplosione di colori moderni, tratti avanguardisti [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

1
1
14

Tempo

03 May 2024

Ciao. Sono il tempo Vivi immerso in me. Come l'aria che respiri. Eppure pensi che io non esista. Io corro veloce oppure rallento, mi piego, mi curvo riesco perfino a fermarmi e tornare indietro oppure mi proietto in avanti. Hai provato a ingabbiarmi, ma non riesci a conoscermi davvero. Scorro [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Lo scritto, a me, è parso un po' scontato nel contenuto. Correto [...]

2
2
27

Il tempio dell’amore

02 May 2024

E che tu uomo e tu donna siate una cosa sola, indissolubile, inossidabile, impermeabile ad ogni tentazione e debolezza che possa mettere a repentaglio la vostra reciproca felicità. Siate integri oltre ogni altro confronto, siate unici, siate umili, siate accoglienti, siate compassionevoli! Il [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Antonellina: Che poi è il progetto originale di Dio, che noi abbiamo spesso mancato [...]

  • stapelia: Quanto è scritto è corretto ma il contenuto è poco umano. [...]

2
2
22

Il fattore di ultima istanza

02 May 2024

Ricordo di ieri, no, di ieri l’altro, forse il sogno di qualcuno o forse il mio, chissà. In una notte di smarrimento, era vestito di tutto punto: giacca, cravatta blu e sneakers bianche. Vagava per le strade di una città che pareva Roma. Le luci del crepuscolo rianimavano i crocicchi, e antichi [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: Senza cellulare ci sentiamo smarriti, oggi come oggi. A me è capitato [...]

  • stapelia: Ancora, vien da dire.... Leggerei e ri-leggerei l testo più di una volta [...]

1
4
23

Alina

incipit da "Il sogno"

02 May 2024

La corriera con un fastidioso stridio di freni si ferma, siamo arrivati a destinazione. Una leggera nuvola di polvere si alza a seguito della frenata. L’orologio che porto al polso, il mio fidato Breil, segna le dieci del mattino. All’interno del bus ci sono solo quattro persone di cui una sono [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Lo Scrittore: stapelia = no non è un libro, solo un racconto un po' più [...]

  • stapelia: Grazie per la spiegazione. Mi ricorda molto La portalettere, romanzo basato [...]

3
10
38

Il soffio

01 May 2024

Nel paesaggio un soffio di vento si diresse verso la chioma di un albero. I rami vibrarono come presi da uno stordimento imprevisto. Recavano su di loro le gemme che annunciavano la primavera. Un soffio carico di speranza che proveniva da chissà dove e aveva già innalzato polveri e granelli di [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

4
7
31

Anche i libri hanno un anima e possono ribellarsi

fantasy

01 May 2024

Se vi dicessi che i libri hanno un'anima mi credereste? O meglio, più di un' anima. O meglio ancora tante anime e caratteri per quanto è il numero dei personaggi che racchiudono e vivono nel loro involucro, così come l'involucro del corpo umano racchiude l'anima dell'uomo che vive, e che possono [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Adribel: E' per questo che coi libri non si è mai soli. Bella storia

  • Zio Rubone: Lo spunto della storia è carino, con i personaggi dei libri non letti [...]

1
8
24

MUSICANDO...LA VITA

01 May 2024

MUSICANDO...LA VITA C’era un grammofono nella stanza Era un ricordo di quando il tempo scorreva ancora lentamente E ogni attimo sembrava infinito Di quando il tempo era ancora dilatato… E tutto sembrava avere un senso Qualcuno lo fece suonare La musica si diffuse nella stanza [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

3
13
33

Buonanotte

30 April 2024

«Non puoi andare avanti così, sembra che stanotte tu abbia avuto un diverbio con Mike Tyson» disse Piero. Il naso di Arianna penzolava a una pericolosa distanza dalla tazza del latte; ancora un lieve cedimento del collo e vi sarebbe affondato. «È lo stress, sai, il superlavoro…». «Proprio per questo [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • L’esilioDiRumba: @rubrus
    allora posso scrivere sul pugilato e altri sport da contatto più [...]

  • Rubrus: Lo leggerei volentieri perchè sarebbe un piacevole diversivo. E poi [...]

6
7
22

LAVORI IN CORSO

30 April 2024

La saliva che lenisce le piaghe macina cemento per le pietre della mia cattedrale.

Tempo di lettura: 30 secondi

3
5
12

Ti Attendo

30 April 2024

Ti attendo, o dolce speme, ti attendo disincantata nel fondo buio, tra le briciole delle reminiscenze, dove una volta, tinta di pace, eri gemma splendente ad agghindare i miei giorni in fiore, con gli olezzi dei tuoi sorrisi inarcati con clemenza per me. Ti attendo, non saprai mai quanto [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

Torna su