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Erano quasi dieci anni che non ci vedevamo. Poi feci l'errore di passare a salutarla, durante uno dei rari viaggi di lavoro nella sua città.
Erano le quindici e ventisette di un martedì di aprile. Mi accolse insieme al suo uomo e ci mettemmo a parlare fitto per ore, tra qualche caffè e tante sigarette. Mentre guidavo verso casa pensai che in fondo era stato facile trasformare una passione travolgente (e dolorosa) in una bella amicizia. Certo, c'erano voluti anni, ma alla fine ero diventato capace di frequentarla senza desiderare di tenerla tra le braccia per un tempo possibilmente infinito. Stava bene con Giorgio, si vedeva che erano molto affiatati, anche nei piccoli gesti della quotidianità. Ma dopo un paio di giorni distrusse il castello di carte che ho appena descritto.
Mi disse che non dormiva più con il suo uomo e che litigavano sempre più spesso. Lei lo aveva tradito? Lui non l'attirava più? Niente di tutto questo. Giorgio le aveva insegnato a programmare e a un certo punto era diventata più brava del maestro. Non erano andati in crisi per gelosia, bensì per invidia professionale. Fu allora che tirò fuori il pugnale; una Misericordia, e me lo infilò nel cuore fino all'elsa.
Ora, tu che mi leggi forse vorrai sapere perché un pugnale si chiami Misericordia. Ebbene, nel milleseicento erano detti Misericordie gli stiletti che servivano a dare il colpo di grazia al nemico ferito mortalmente. Dato che erano facili da nascondere, divennero ben presto lo strumento ideale per gli agguati; potevano essere usati persino in mezzo alla folla. La sua telefonata fu l'agguato e la Misericordia che estrasse per colpirmi fu questa: “Ho voglia di fare l'amore con te. Quando possiamo incontrarci?” Quelle poche parole fecero crollare la diga interiore che avevo costruito in anni di lontananza. Mi fecero capire che ero solo un ex tossicodipendente, al quale veniva offerta la dose perfetta. Senza esitazioni le dissi: “Anch'io”.
Compresi troppo tardi di essermi dimostrato inutilmente debole. Ciò che le serviva era la sicurezza di poter sconfiggermi per l'ennesima volta. Di sentirsi bella e desiderata come a vent'anni. Chi mi conosce poco può credere che io sia vivo e vitale. Ma sono sul campo di battaglia, coperto di polvere e le mosche brulicano sul mio corpo straziato.
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