Castello Malgrà, Domenica ore 16

Un gruppo di scrittori sono seduti su due panchine nel Parco del castello, si crogiolano al sole mentre intorno a loro coppiette d’innamorati pomiciano. Un gatto gira disinteressandosi di tutto, Walter cerca di  farlo avvicinare ma il felino, dopo aver visto che non ha nulla di vero da mangiare, lo schifa.

«Walteruccio, ‘a smetti de rompeje li cojoni?» chi ha parlato è Dario, sono più di 40 anni che sfotte, ampiamente ricambiato, l’artista.

Flavia intanto è incuriosita «Mi potete confessare i vostri nomi? Sono mesi che ci coccoliamo con i nickname!»

Surya alza la mano per prima:«Io son Sonia e vengo da Firenze», Camillina la segue «Io Alida e vengo da Roma, come Dario, Walter… e Bibbi»

«Io Viviana e non saprete altro da me» risponde subito Bibbi, appena messa in causa.

Tocca a Puccia: «Io Pinuccia da Milano»

La nostra anfitriona continua: «Mi chiamo Lorena, ora che ci siamo presentati ufficialmente, vorrei ringraziarvi per essere partiti subito per aiutarmi, sapevo, malgrado ci conosciamo da poco, di poter contare su di voi»

Giuseppe è perplesso: «Chissà se era meglio rimanere con i nomi librari, avremo sfatato un incantesimo?»

Si guardano tutti incerti, poi tutti insieme urlano un «Noooooooo» ironico, il gatto si guarda intorno, pensa che sono degli scemi ed il suo disprezzo monta. In quel momento arriva affannato Rosario, inizia da lontano a parlare: «Scusate, questo mio amico ha un problema, ha saputo che siete investigatori…» tutti si guardano increduli «… e vorrebbe che gli deste una mano, gli ho raccontato l’accaduto e pensa che siete meglio dei Ris di Parma»

Pinuccia interviene «Veramente no, non siamo un gruppo investigativo, è la prima volta che ci vediamo» è la volta di Sonia d’intervenire «Ci vuol molto, ‘o Pinuccia, per esser meglio di quelli? Ovvia, non scherzare»

Alida alza un ditino «Permettete? Sentiamo prima cosa vuole, un cervello, anzi nove, li abbiamo»

L’uomo esce da dietro Rosario: «Nella mia casa c’è un mistero… a proposito, mi chiamo Claudio… abito a Rivarolo, corso Torino 25, sopra al negozio Expert, se vi va di seguirmi vedrete  un piccolo mistero»

Gli amici si guardano e decidono di seguirlo. Per arrivare al parco avevano preso entrambe le macchine di famiglia, quindi Rosario  era venuto con la macchina di Claudio, le tre macchine partono tutte insieme verso quell’indirizzo.

Arrivano in una specie di piazzale, vedono subito il negozio Expert, l’uomo apre il portone e fa segno di seguirlo, salgono due piani a piedi, apre un appartamento ed entrano in una casa triste, grigia, abbastanza disadorna.

Walter bisbiglia agli altri: «’na tristezza, è fredda come ‘na morta, anche se stiamo nella bella stagione, qui m’aspetto un fantasma gajardo, che c’entramo noi, mica semo esorcisti»

Claudio si avvicina ad una vetrinetta e tira fuori un vecchio libro con la copertina pitturata, Pinuccia lo apre: «Robinson Crusoe di Daniel Defoe»

Gli altri in coro: «Lo sappiamo!!»

Lei si rivolge al padrone di casa: «Bello, ce l’avrà da tanti anni…»

«… stampato il 15 luglio 1944, lo so a memoria»

«Ma non compriamo libri»

«Legga a pagina 129»

C’è un ultima frase: “Ma tutte le mie fantasticherie svanivano di fronte alla realtà, perché il tempo passava ed i selvaggi non comparivano.” «Poi seguono solo pagine bianche»

Flavia dice: «è stata stampata male all’epoca»

Claudio fa un cenno di no con la testa: «Era di mio padre, l’ho ereditato, era integro, lo lessi anni fa, la settimana scorsa l’ho messo fuori alla finestra per dargli aria ed ho notato che metà libro era bianco, ho comprato una nuova edizione in una bancarella, ho tolto il cellophane, l’ho aperto e da una certa pagina era tutto bianco, l’ultima frase era…»

«…il tempo passava ed i selvaggi non comparivano. » è Sonia a finire il racconto, tutti si guardano perplessi. Suona un cellulare, il padrone di casa si scusa e si allontana per rispondere, Walter ne approfitta per parlare: «Sparirei anch’io se abitassi qui, ‘na casa così triste non l’avevo mai vista, è grigia, questo è morto e nun se n’è accorto, c’ha un piede nella fossa ed uno su ‘na buccia de banana, Lory, ma davvero è amico vostro?»

«Amico è una parola grossa, lo conosce mio marito, andavano a scuola insieme»

Walter trova un blocco da disegno pieno di fogli bianchi, non riesce a resistere, ne strappa uno ed estrae dalla tasca una scatoletta di pastelli a cera, l’osserva, prende un rosso vivace ed inizia furiosamente a disegnare, rimette dentro il primo ed estrae un blù

Viviana cerca di bloccarlo «Walterù, ma sei scemo? Quello potrebbe rientrare da un momento all’altro»

«Mica gli sto dipingendo sul muro!»

«Guardate!» Pinuccia indica il libro, le parole mancanti sono nuovamente visibili, Alida scherza: «Lo credo, questo è vecchio dentro, i libri per ragazzi spariscono!» Giuseppe urla: «Giusto! Fermati Walter!» l’altro smette di disegnare

«Il libro ha smesso di riscriversi»

Sonia si alza da una poltrona: «Dio bono, ho ‘apito, il libro è per ragazzi e si sta ribellando di dover convivere con un rudere rin’oglionito»

Claudio rientra, Lorena in parole più serie gli spiega l’accaduto, gli consiglia di cambiare metodo di vita, gli mostra il foglio di Walter ed il libro, quello la guarda a bocca aperta: «Metto qualche poster e compro qualche mobile moderno?»

«Bravo, muoviti, agisci, sei vedovo, trovati una ragazza…»

«Scopa!!!»

«Dario!!!!!!!!!!!»

Lorena, sminuendo l’accaduto: «… vabbé, insomma hai capito? Io non posso presentarti nessuno, lavoro con le vecchiette»

«Va bene, grazie a tutti, sono contento. Volete che vi riaccompagno?»

«No grazie, abito qui vicino, loro rimangono qui stanotte, all’hotel Rivarolo…»

«… quell’obbrobrio ultramoderno che si è visto dalla strada?»

«Sì Flavia, se non ti piace puoi dormire per strada!»

Una risata generale si alza dai nostri amici, che scendono le scale rilassati per potersene andare da quell’appartamento.

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