Una piccola rosa tatuata 4 - finale
La call girl si alzò di scatto – dovevo capirlo che non eri un cliente! Eri troppo per bene e gentile! Sei un gran bastardo, come tutti i poliziotti! –
- Ma lo sono perbene e gentile, stai tranquilla Jolly, non sono qui per te! Io ero qui per rintracciare Kitty e i soldi che ieri notte lei ha rubato ad un cliente dello Star Hotel che l’ha denunciata – mentì lui, doveva forzare la mano a Jolly, tanto più adesso che non si trattava solo di furto ma anche di omicidio.
- Aiutami Jolly e aiuterai te stessa, forse: l’assassino potrebbe essere uno psicopatico che si diverte a usare, picchiare e poi uccidere le prostitute. Ti sto dando una mano… -
- Vuoi dire che il mio fascino ha offuscato il tuo senso del dovere al punto di non volermi arrestare? – chiese lei ironica.
Queste stupide battute mi irritano – rispose il tenente Matt - Certamente sei una ragazza affascinante, intelligente, colta, in un altro contesto potremmo diventare amici, ma oggi, qui, no! Se collabori, adesso, ti prometto che ne uscirai pulita. Altrimenti Jolly chiamo il mio collega che è nella stanza accanto a interrogare i fattorini dello Star e ci seguirai in Commissariato. Là faremo un interrogatorio con tutti i crismi: contenta? –
- Ti ascolto – rispose lei con affettazione –
Il tenete si piantò davanti alla ragazza seduta col busto rigido e le mani sotto il sedere e le raccontò quasi tutta la storia del sig. Harold Warner. Poi aggiunse con tono inquisitorio
- Dopo le prestazioni sai se qualcuna di voi ha l’abitudine di addormentare i clienti, derubarli e scappare dando la mancia al fattorino o al portiere di turno per continuare a fare affari la notte dopo? Oppure siete in un racket che dà a voi ragazze la mancia quando consegnate i soldi rubati? Oppure …. Cosa Jolly … oppure cosa Jolly? .. com’è il giro delle puttane qui? –
- Senti, tenente, se tu mi vieni incontro, io dimenticherò che sei un poliziotto e tu dimenticherai che io sono una squillo! Non chiamarmi mai più puttana! OK? Altrimenti fottiti!-
- Va bene - rispose lui brusco – gli occhi fiammeggianti di lei e la voce sibilante contrastavano con il corpo morbido e perfetto che aveva appena ammirato - Accidenti cos’ha di speciale questa ragazza … - pensò Matt.
- C’è un tale, quello al quale hai telefonato chiedendo di Kitty, che ci smista negli alberghi di lusso. Noi non lo conosciamo. Lui ci contatta e ci recluta in rete: donna, uomo, multi-task. Dobbiamo essere laureati e parlare bene almeno una lingua straniera. LUI ci manda un messaggio con l’indirizzo dell’albergo, il numero della camera, la nazionalità, i gusti del cliente e un codice di 7 cifre. Il codice cambia ogni sera e anche l’albergo. Non torniamo mai nello stesso posto per almeno tre giorni, né tanto meno nella stessa notte.
A fine lavoro mettiamo la metà dell’incasso e il numero cifrato in una scatola per cerotti, la richiudiamo e la riponiamo nell’armadietto del Pronto Soccorso nel locale lavanderia. Finisce qui! Nessuno di noi ha interesse a sapere chi ritira il denaro o dove va a finire e ti garantisco che nessuno di noi ha voglia di scoprirlo! Chi ci ha provato, o ha sgarrato mettendo meno della metà dell’incasso o ritardando il pagamento, è stato visitato il giorno dopo da due scagnozzi mascherati che non hanno una conversazione piacevole! Anzi non parlano per niente! E’ capitato anche a me la prima volta! Per tre giorni sono rimasta a letto pestata come una bistecca, piena di lividi e ematomi ovunque, fuorché sul viso. Non l’ho mai più fatto! Questa è la mia seconda volta, Kitty mi aveva convinta a riprovarci. Figurati se LUI scoprisse che derubiamo il cliente e ci teniamo l’incasso! Non oso pensare quale sarebbe la nostra fine! –
Matt con la fronte corrucciata, pensava velocemente. Il discorso di Jolly filava liscio.
Quindi Kitty aveva sgarrato ed era stata punita dai due scagnozzi. Non restava che tentare di investigare in questa direzione.
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Passò quasi un anno. Matt aveva perso le tracce di Jolly .
L’indagine per la morte di Kitty era stata conclusa immediatamente e brillantemente. Il carnefice della call-girl era stato arrestato la notte subito dopo l’omicidio.
Le indagini appurarono che Kitty aveva fatto l’errore di tornare due volte nella stessa notte allo Star Hotel. L’assassino l’aveva vista per caso uscire dalla stanza di un altro cliente verso le 11 della mattina, l’aveva seguita fino all’appartamento e l’aveva agganciata promettendole il doppio della cifra già sborsata. Lei l’aveva fatto entrare, ma poi l’aveva preso in giro per lo scherzetto dei 5.000 euro e lui, sbronzo già alla mattina e pieno di rabbia cieca, l’aveva picchiata a morte e poi strangolata. Recuperato il denaro dalla borsetta e cancellate le impronte, era rientrato in albergo, ma una volta tornato sobrio, prima di ripartire per l’America, ebbe un pentimento e spedì a Jolly (coinquilina di Kitty) una busta anonima con un biglietto di condoglianze e i 5 mila euro recuperati. La perizia calligrafica e la testimonianza della commessa dello spaccio dello Star dove il cliente aveva comperato il biglietto di condoglianze incastrarono l’assassino.
L’onestà e la sincerità insite in Jolly l’indussero a portare i soldi a Matt. Da lì partirono le indagini complicate ma rapidissime che portarono all’arresto di Mr. H. Warner.
Matt stava alzandosi dalla scrivania e ripensava a tutto questo.
Avevano appena fatto una grossa retata in città ed era stanco e nauseato.
Prese la giacca, se la buttò su una spalla e salutò Carlo. - Basta – adesso a casa! Una bella doccia, una bella cena davanti alla TV, e poi…. cosa farò poi?..”
Suonò il cellulare – Ma chi c.zo è a quest’ora!! Numero sconosciuto. Sarà un call center. Pronto!? Non potete rompere…..a tutte le ore…..-
- Pronto Matt…- la voce incerta, ma calda e conosciuta – Sono Giuditta
– Chi??? –
- Sono Jolly, Matt!. Ho aperto la mia boutique di fiori. Ti posso offrire una tisana alla rosa? Ti mando il mio nuovo indirizzo, se vuoi venire Matt, ti aspetto …
Sentire la voce di lei rievocò immediatamente il ricordo della magia di quella notte, quando lei gli aveva fatto dimenticare di essere un poliziotto e lui pensava di avere davanti la sua donna.
- Vado a casa. Faccio la doccia. Mi cambio e poi… non ti prometto nulla Giuditta...
Due ore dopo, jeans puliti, t-shirt amaranto, sneakers in tinta, mano nervosa che si passava sui nerissimi capelli corti, Matt sbirciava attraverso le vetrine del piccolo negozio di fiori ormai chiuso.
– Meglio che sia chiuso. Non so se voglio rivederla.. –
- Matt…- lui si girò e se la ritrovò calda e pulita tra le braccia.