In un regno lontano viveva un re con la sua bellissima figlia. Il loro regno, costellato di lussuosi palazzi, campi coltivati e attività di ogni genere, era ricchissimo e tutti i sudditi erano devoti alla famiglia reale. L'agiatezza diffusa aveva fatto guadagnare ai cittadini il rispetto degli stati confinanti, che ne riconoscevano l'indiscussa potenza sia militare che economica.
Nell'angolo più sperduto ed abbandonato del regno, al centro di una selva fittissima, si ergeva un antico maniero circondato da mura invalicabili e protetto da fossati profondissimi: era appartenuto ad una strana famiglia di cui da anni non si aveva più notizia.
Le più svariate leggende si intrecciavano e si perdevano nella notte dei tempi: si diceva che fosse abitato da una cattivissima strega che non permetteva a nessuno di entrare per proteggere meglio i suoi malefici.
Nessuno l'aveva mai vista e nessuno poteva testimoniarlo, ma la gente cominciò ad evitare quelle zone. La notizia giunse al re che subito mandò alcuni emissari per svelare il mistero della strega, ma questi si persero nella intricata foresta e non tornarono più indietro.
Intanto la paura si sparse per tutto il regno e l'autorità del re fu messa a dura prova, fino a costringerlo a muovere, con tutto il suo potente esercito, contro il castello della strega. I soldati stremati dal difficile cammino e dalle pesanti e costose armature, arrivarono ai margini del bosco in prossimità delle mura del castello e si schierarono per l'assedio. Le macchine da guerra iniziarono a bombardare i possenti bastioni, ma a causa della pendenza del terreno e dell'architettura delle difese, i macigni ripiombavano sui soldati sottostanti, che dovettero ritirarsi, senza che la strega muovesse un solo dito.
Decimati dalla battaglia e dal lungo viaggio di ritorno, riferirono della sconfitta a tutta la corte.
Allora il re, irritato, lanciò una sfida a tutti i regni vicini: avrebbe dato in sposa l'ambitissima principessa sua figlia, con la sua ricca dote, a chiunque avesse espugnato il castello della terribile strega e avesse ricostituito l'ordine pubblico. Diversi eserciti transitarono in armi attraverso il regno e a turno assediarono il castello senza successo.
Principi baldanzosi, generali superbi e soldati di ventura si cimentarono nell'impresa, ma il maniero non cedeva e l'enorme portone respingeva senza incrinarsi ogni colpo dei potenti arieti.
Le schiere di armati inveivano contro la strega minacciandola e offendendola, ma nessun rumore proveniva dall'interno, nessun movimento era percettibile.
Un giorno un giovane pastore errante, in cerca di pascoli migliori, giunse presso la foresta, ormai distrutta dal passaggio delle armate, e s'incamminò tra gli alberi abbattuti incrociando i malconci gruppi di soldati in ritirata. Attratto dalle grida dei cavalieri e dal rumore della battaglia, si avvicinò al castello.
Una nuvola di fumo nero tagliava il cielo e si levava altissima sopra la rocca, il ponte levatoio era in fiamme ed una pioggia di massi colpiva le altissime mura e ripioveva sugli assedianti, che venivano regolarmente messi in fuga. Dopo l'ennesimo insuccesso, un cavaliere dalla preziosa corazza splendente, con fare sprezzante ordinò all'ariete, i cui colpi scandivano il ritmo della battaglia, di fermarsi e rivolgendosi alla strega gridò:" Strega, se non aprirai subito il portone ordinerò al nostro ariete di intensificare i colpi e buttarlo giù!". Così dicendo pensava di intimorirla, ma sapeva benissimo che niente avrebbe potuto aprire una breccia.
I militi, frustrati per l'andamento della guerra e indispettiti dalla presenza del pastore e delle pecore sul campo di battaglia, iniziarono a schernirlo, finché ad un gruppo di soldati venne in mente di trascinarlo fin sotto il castello, proprio in pasto alla strega, per provare a stanarla. Per divertirsi lo spogliarono e lo minacciarono dicendo" Vai, espugna il castello, ma se non riuscirai pagherai con la vita!", tutti i nobili risero a crepapelle dall'alto delle loro possenti cavalcature.
Improvvisamente tutto tacque: i soldati si fermarono, le catapulte sospesero i lanci. Un leggero vento soffiava tra le alabarde delle armate schierate, che si aspettavano, da un momento all'altro, che un incantesimo della strega spazzasse via il giovane.
Il pastore si avvicinò percorrendo le rovine fumanti del ponte levatoio, si fermò davanti all'enorme portone fortificato, tese la mano risoluto e bussò tre volte chiedendo sottovoce:"per favore strega posso entrare?"
Interminabili momenti trascorsero senza che nulla accadesse, poi come d'incanto un rumore di catene e lucchetti ruppe il silenzio, il portone cigolò e con un rumore sordo e pesante si aprì. Temendo che la strega uscisse allo scoperto i soldati si ritrassero e si coprirono gli occhi, solo il pastore rimase fermo, dritto sulle sue gambe:" Qualunque cosa succeda non scapperò e affronterò il mio destino con coraggio!" pensò.
A testa alta entrò nel castello e con sua grande sorpresa trovo ad attenderlo una bellissima fanciulla che, senza parlare gli offrì delle ricche vesti, lo rifocillò e lo accolse nelle eleganti stanze del maniero. Il giorno seguente il giovane la ringraziò e le chiese: "Sono tuo prigioniero?" "No! Mio ospite!" rispose lei.
" Perché le armate cingono d'assedio il tuo castello? Perché dicono di te che sei una strega malefica?" incalzò con ingenuità il pastore.
"
La gente vede solo ciò che vuole vedere e combatte contro se stessa, senza accettare chi la pensa diversamente!"sussurrò lei e continuò con voce dolce e paziente: "
Stanca della prepotenza e presunzione degli uomini, mi sono ritirata nel mio castello e ho aspettato per lungo tempo una persona dal cuore nobile che non imponesse la sua volontà con la forza, che non scegliesse la via più facile per ottenere il rispetto con la paura, ma che sapesse chiedere per favore! Tu hai dimostrato di non essere come loro, quindi sei mio gradito ospite, rimani pure finché vuoi!".
I giorni si susseguirono sereni e l'eco della battaglia, che fuori infuriava, si faceva sempre più vaga e lontana nella loro memoria, fino a quando non divenne solo un lontano ricordo. Le armi e le corazze abbandonate dai soldati si ricoprirono lentamente di muschio e la foresta si richiuse rigogliosa sulla stoltezza di quegli uomini superbi ed irrispettosi, senza lasciare traccia del loro passaggio.
Fu così che il giovane rimase a lungo presso la fanciulla e ne imparò ad apprezzare le doti morali oltre che quelle fisiche. Per tempo immemorabile rimasero insieme e si conobbero a fondo... c'è chi dice che si innamorarono e si sposarono, ma c'è chi giura che questa è solo un'altra leggenda.