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Le SS arrivarono poco dopo la notizia che la nostra amata Polonia era stata invasa. Eravamo in molti nell'ufficio del sindaco. Si tentava di stabilire una linea di comportamento comune verso gli invasori. Ma le opinioni erano discordanti. C'era chi proponeva la resistenza armata e chi, al contrario, sosteneva che fosse meglio dimostrarsi accomodanti, per evitare inutili violenze e rappresaglie. Dalla discussione pacata si passò ben presto alle urla che, temevo, alla lunga si sarebbero trasformate in una scazzottata. Ma l'arrivo di un capitano tedesco accompagnato da tre soldati mise fine alla confusione.
Ci informarono che dovevamo restare nella stanza fino a nuovo ordine. E se ne andarono. Fu allora che vidi un fucile mitragliatore appoggiato a una sedia. Era rimasto lì perché uno dei soldati se l'era tolto per stare seduto più comodo. Controllai che fosse carico e pensai in fretta, molto in fretta. Avrei potuto aspettarli e fare una strage. Tanto, sapevo già che ci avrebbero uccisi tutti, mettendo al nostro posto i loro scagnozzi. Dunque, perché esitare? Volevo fare almeno una fine da eroe.
Non conoscevo il funzionamento di quell'arma, ma credetti di capire che la sicura era tolta. Perciò, anche senza mirare ero certo di poter ammazzare un bel po' di nazisti. Nessuno mi notò quando uscii e nel corridoio non c'erano sentinelle, perciò arrivai indisturbato fino alla sala del consiglio, dove un gruppo di donne attendeva di conoscere la propria sorte. Al centro, sul tavolo del cancelliere, un ragazzo si stava facendo una sigaretta. Erano parecchi giorni che non fumavo. Per un istante, cercai di resistere alla tentazione. Poi mi diressi verso il tavolo. Stavo perdendo secondi preziosi, lo sapevo bene, ma la voglia di una sigaretta fu più forte. Sulle prime, invece di arrotolare il tabacco nella carta riuscii solo ad accartocciarla malamente, ma dopo un paio di tentativi la mia sigaretta era finalmente pronta.
La stavo accendendo, quando entrò un intero plotone di soldati tedeschi. Avevo scordato di posare il mitra, perciò mi furono subito addosso. Me lo tolsero e mi portarono fuori a spintoni. Non riuscii a fare nemmeno un tiro e quando mi spararono la sigaretta cadde a terra.
Avrei dovuto ascoltare mia madre. Me lo diceva sempre che fumare fa male.
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