Non so se queste parole verranno mai lette da qualcuno che non sia io, ma a volte la scrittura ha un potere catartico. Quindi eccomi qui, in una calda notte d'estate, a 30 anni, cercando di capire cosa mi abbia condotto a questo punto, al fondo del barile, ad essere un Fallito. Attenzione però, le scelte e le storie che saranno raccontate non puntano ad una sorta di commiserazione, ma bensì voglio che siano il background, lo sfondo del mio futuro, perché si può essere dei Falliti a qualsiasi età, ma a qualsiasi età bisogna avere la forza di rialzarsi. Possono sembrare parole di circostanza, lo so, in verità in questo momento ci credo poco anche io, ma se l' Inter è riuscita a recuperare 3 gol in 5 minuti, se Bella ha preferito Edward a Jacob, allora davvero nulla è impossibile. 

 

I PORTA GIREVOLE 

Eccola qui, la prima porta girevole, la prima scelta che ha cambiato il mio percorso. Adesso, come premessa per tutte le porte girevoli che verranno, non critico assolutamente il mio percorso emotivo, fatto di grandi amicizie e amori, ma più che altro quello inerente alla mia realizzazione personale. Non sarà certo qualche amico in meno o l'essere single a renderti un Fallito, ma il non sapere a 30 anni cosa fare da grande, quando i tuoi coetanei celebrano l'acquisto della prima casa grazie anche alla tredicesima del loro lavoro dei sogni, beh, qualche domanda inizi a fartela. 

Bene, dopo tutte queste chiacchiere, passiamo alla prima porta girevole: la facoltà di medicina. Ero uno studente quasi modello di biotecnologie, ma dopo il primo anno ecco spuntare di nuovo il concorso… Che fai? Non provi? Provi, ed entri. Sei felicissimo, era il tuo sogno, ma ti accorgi che non è tutto rosa e fiori, che non sei in una fiction, che nella tua università non si studia pratica, ma la filosofia medica e tu in filosofia avevi 5.

E se avessi continuato biotecnologie? Cosa sarebbe successo? Avrei trovato uno scopo? Pensavo di voler salvare le persone con le mie mani, perché le amo e amo far del bene; ma, forse, per fare del bene ed essere felice non c'è bisogno di indossare un camice bianco ed uno stetoscopio, forse potrei essere felice facendo altro, rendendo felice anche me stesso. 

Ma in fondo lo sai, sai che ti sarebbe mancato il contatto diretto, ti sarebbe mancato l'essere ringraziato, perché la tua gentilezza si nutre avidamente del "grazie" altrui, come sangue per un vampiro.

 In fondo ho sempre pensato che la generosità non sia altro che la forma ultima di egoismo, fare del bene agli altri come la droga più potente per te stesso. 

Quindi testa basse sui libri e scelsi di continuare medicina, facendo un piccolo passo in discesa verso il declino. 

 

Nota dello scrittore : salve! Questo primo episodio della mia raccolta “diario di un Fallito”  è concepito come una sorta di dialogo interiore tra due parti della mia persona, il sognatore e il pragmatico, i due grandi protagonisti della mia coscienza, come si evince anche dalla scelta dei tempi verbali, in prima e seconda persona. Spero che questi piccoli racconti possano essere di gradimento per voi lettori e, perché no, spero che qualcuno di voi possa immedesimarsi nella mia storia, capendo che, a volte, alcune battaglie per se stessi vanno combattute in solitaria, ma mai in solitudine. 

YS

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