Sarah entrò in laboratorio alle ore 9 precise. Si guardò attorno: il professor Foster era in piedi davanti a un monitor acceso, le immagini scorrevano veloci e lui, assorto, non si accorse del suo arrivo. David Bossi si trovava seduto alla scrivania, dal lungo cassetto aperto, estraeva le copie di file numerandole e ponendole dentro ad un contenitore trasparente.

“Buongiorno!” Trillò allegramente Sarah.

 La ragazza si avvicinò a David e chiese di Hubert.

“Non si è ancora visto questa mattina.”

“Il dottor Franz Hubert ha telefonato che non verrà oggi.” Intervenne Foster “La sua pancreatite fa i capricci. Gli ho consigliato di farsi visitare in ospedale.”

“Non sapevo avesse problemi al pancreas.” Disse Sarah sorpresa “Non mi ha mai parlato di nulla.”

“E’ sempre stato un uomo riservato.” Spiegò Foster.

La conversazione terminò e Sarah si mise al lavoro. Aveva promesso a Franz che si sarebbe occupata dell’archiviazione dei vecchi documenti riguardanti le sedute dei primi abitanti di Biblos, alcune erano da cancellare, altre sarebbero servite come eventuali comparazioni di casi similari. Concentrata nel suo lavoro, si estraniò completamente da ciò che accadeva attorno a lei, non accorgendosi che il dottor Foster si era avvicinato e la stava osservando pensieroso.

“Hubert è stato ricoverato, lo hanno trattenuto in clinica. Le sue condizioni sono instabili.”

Sarah saltò sulla sedia: “Mi scusi, non mi sono accorta fosse dietro di me. Cosa può essere accaduto? La notte scorsa stava bene.”

“Già, la notte scorsa. Che cosa è accaduto la notte scorsa?” Chiese Foster con tono indagatore.

“Abbiamo lavorato. In realtà Franz ha lavorato, io ho dormito un po’, è stato lui a suggerirmi di andare a riposare, avevo il mio solito male alla testa. Mi dispiace, penserà che sia una delusione avermi accolta in laboratorio.” Mormorò.

“Mai avuta questa sensazione. Ripeto la domanda: che cosa è accaduto la notte scorsa? Non mentire Sarah.”

“Dovevo fare la terapia.”

“Allora?”

“L’ho fatta.”

“E…?”

“Franz mi ha seguita.”

“Cosa intendi per seguita?”

“Ha controllato che fosse tutto in ordine.”

“Ed era tutto in ordine?”

Sarah esitò.

“Non tutto. Ha trovato le dimensioni del mio cervello ingrossate e mi ha suggerito di sospendere la terapia o…”

“O… cosa?”

“C’è il rischio che il mio cervello si espanda troppo, potrei morire nel giro di un anno.”

“Ti ha detto questo? Che altro?”

La giovane assistente comprese in quel momento che forse il dottor Foster sapeva più di quanto avrebbe dovuto, aveva già interrogato Hubert? Era davvero in ospedale? Lo avevano già arrestato?

“Niente, non mi ha detto altro. Ha solamente constatato che se avessi continuato la terapia sarebbe stato rischioso.”

“Tu che cosa hai risposto?”

“Che ne avrei parlato con lei.”

“Non lo hai fatto.”

“Lo sto facendo ora. Per la miseria, dottor Foster! Questa mattina mi avete a malapena salutata, c’è una montagna di lavoro da sistemare, siamo tutti con l’acqua alla gola e mi sta dicendo che appena entrata da quella porta avrei dovuto interrompere il suo prezioso lavoro per dirle: ehi, gran figlio di puttana, mi stai uccidendo? Non scherziamo. È un discorso da fare in privato, non sono solo la sua assistente apprendista, sono una sua paziente!”

Foster ebbe un leggero tremore alla mano e accarezzando il casco di Sarah disse: “Hai ragione, non è il momento. Ti aspetto nel mio studio privato all’ora di pranzo e scusa se hai avuto l’impressione che ti stessi mettendo sotto torchio, non voglio interrogarti, sono solamente molto preoccupato per la tua salute e… per quella di Hubert, naturalmente.”

Sarah era tesa come una corda di violino, le spalle contratte le provocavano dolore alle braccia, sudava dentro al casco protettivo, avrebbe voluto sganciarlo e sfilarlo per respirare meglio ma si trattenne. Il suo telefono privato vibrò nella sacca portaoggetti della tuta ermetica, lo estrasse e vide sul display la mail di Hubert. Cliccò sopra ma gli apparvero simboli strani, una scrittura indecifrabile. Pensò che il Comitato avesse criptato la sua posta, chiuse la casella e inserì il telefono nella tasca. Avrebbe chiesto a Franz più tardi. Alle ore 13 si trasferì nello studio di Foster.

“Eccoti! Ti stavo aspettando.” Disse il dottore sorridendo “Allora, piccola Sarah, ora siamo lontani da occhi e orecchi indiscreti, raccontami tutto dal principio.”

Sarah si schiarì la voce, avrebbe dovuto essere convincente, non sapeva ancora quanto il dottor Hubert avesse riferito a Foster e non voleva compromettere la loro posizione e il lavoro svolto.

“Quando sono arrivata al laboratorio abbiamo chiacchierato del più e del meno, il dottor Hubert ha bevuto una bibita energizzante per tenersi sveglio e mi ha chiesto se ne volessi, ho risposto che quella sarebbe stata la notte in cui avrei dovuto fare la mia terapia ma che l’avrei rimandata alla notte successiva. Franz mi disse che sarebbe stato interessante valutare i dati durante l’inserimento, che avrebbe fornito preziosi dettagli per il nostro lavoro. Mi è sembrata una buona idea. Ho preso il barbiturico, Hubert ha posizionato gli elettrodi e li ha collegati al computer. Non so cosa sia accaduto, ho dormito tutto il tempo. Quando mi sono svegliata lui era piuttosto agitato, mi ha suggerito di interrompere la terapia perché, come le ho già detto, il mio cervello sta crescendo e brilla.”

“Brilla?”

“Si, Franz ha detto che brilla. Io gli ho risposto che avrei dovuto parlare con lei e lo sto facendo.”

“Tu sai che non esiste registrazione di quello che mi stai raccontando?”

“No, non lo sapevo. Credevo di sì.”

“A quale computer si è collegato Hubert per la misurazione?”

“Non ne ho idea, mi sono addormentata quasi subito. Non vorrei averlo messo in qualche guaio.”

“Mi hanno telefonato dalla clinica mezz’ora fa: Franz Hubert è deceduto.” Sarah si irrigidì. Sentiva colare il sudore lungo la schiena e le tempie iniziarono a pulsare forte.

“Non ti senti bene?”

“Sono molto scossa… Era… era un buon amico.”

“Già.” Rispose Foster distogliendo lo sguardo “Non hai nulla da temere, non potrai metterlo nei guai e anche se ci fosse finito non ne subirà alcuna conseguenza. Vedi di trovare il file con la registrazione, è molto importante per le sorti del nostro laboratorio.”

“Certo dottor Foster, farò del mio meglio ma… ho bisogno di più libertà e discrezione.”

“Capisco. Come non accontentarti… Ti farò pervenire un personal computer decriptato, solo tu potrai averne accesso.”

“Grazie. Un’ultima cosa: a che ora è morto Franz?”

“Alle 11,30.”

La mail era arrivata alle 11,45, come poteva inviare una mail se era già morto da quindici minuti?

“Sarah?”

“Si?”

“La terapia non può essere interrotta. La faremo qui in laboratorio, sarai monitorata da me personalmente. Ti prometto che se dovessi riscontrare problemi di grave entità o imprevisti, ti tirerò fuori dai guai.”

Sarah sorrise, tirò su il pollice e uscì dallo studio.

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