Ho cominciato a delirare appena dopodomani, eppure oggi mi pare già di stare peggio.

Me lo avevano detto i miei nonni, che quando si perde la brocca sono cazzi amari e non si capisce più nulla, e detto da loro che avevano l'Alzheimer mica era una garanzia.

Non è che io sia proprio andato del tutto, anche se il dottore che tra un mese mi ha visto cacciare i bisonti mi ha detto che dovrei riposare un po'. O forse sarà tra due mesi? Che casino orientarsi nel tempo.

 

– E come faccio a prendere i bisonti, se mi riposo?

– Lei è davvero convinto di poter cacciare i bisonti in città?

– Certo, altrimenti non andrei in giro con la fionda.

– Ma i bisonti non si prendono con la fionda.

– Ovvio. La fionda mi serve per i gatti.

– I gatti?

– Sì. I bisonti sono ghiotti di gatti. Ne pigli uno, lo metti sull'amo e zac! Il Bisonte abbocca subito.

– Quindi lei ritiene che i bisonti si prendano con la canna da pesca?

– A dir il vero è un ripiego. Sarebbero meglio le reti.

– E perché non usa le reti allora?

– Dottore, che cazzo di domande fa? Lei ha mai provato a girare col peschereccio per Milano?

Era Ottobre, mi aumentarono le dosi ed io per un po' stetti meglio, poi nel giro di un paio di giorni arrivò Settembre.

 

Ora mi pare di ricordare che io vesto sempre di viola e di plastica. Non di plastica viola, che è difficile da trovare, ma di stoffa viola e di plastica generica. Bottiglie, sacchetti, confezioni di merendine.

Il dottore mi dirà che il mio atteggiamento risulta inquinante, e che forse dovrò riposare un po’.

– In che senso inquinante, dottore?

– Lei sta seminando plastica ad ogni passo. Finché rimarrà in Istituto ci sarà qualche addetto alle pulizie che provvederà a raccoglierla, ma una volta fuori non sarà più così.

– Dottore, mi sta dicendo che io sto per uscire di qui?

– Non esattamente, ma quando capiterà vorrà dire che sarà guarito, e in quel caso sarebbe bello che lei non abbandonasse più rifiuti in giro. Sarebbe un'ulteriore conferma della sua ritrovata normalità.

– Scusi dottore, quando ero vecchio e libero mi ricordo che per terra, in città, era sempre pieno di spazzatura. I casi sono due: o sono tutti da internare o lei mi sta pigliando per il culo.

– Non deve confondere l’educazione civica con la sanità mentale. Si tratta di due cose separate.

– Come per la raccolta differenziata?

– In un certo senso.

– Quindi se non spargo merda e plastica in giro, o se lo faccio separandole, sarà più facile che mi dimettiate?

Mi aumenteranno ancora un po’ le dosi, e per un po’ starò meglio.

Eppure che casino che mi pare di avere, in questi ricordi.

 

Tipo che arrivò Maggio, come correva il tempo, e la neve sui cani rendeva tutto così… così.

Mi ero messo in mutande e avevo fatto un bellissimo pupazzo in cortile, con i bottoni come occhi e la carota infilata come naso o forse no, poi mi dissero che il pupazzo in realtà era la signora Rocchi.

 

– Non è conveniente usare le persone per decorare il giardino.

– E come potevo sapere che fosse una persona? Quella non parla e non si muove da anni, l'unica cosa che fa è sbavare sulla tovaglia.

– Se è a conoscenza di certi particolari, vuol dire che lo sapeva eccome, che si trattava di una persona.

– Va bene, mi ha fregato, lo sapevo. Però la Signora Rocchi pareva contenta. Della carota in particolare.

– E non si va in giro in mutande. Potrebbe farlo se fosse a casa sua.

– Ma questa è casa mia. Sappia che allo scadere del ventesimo anno eserciterò il diritto di usucapione sull’istituto, o almeno sulla mia stanza.

– L’importante è che fino ad allora non vada in giro in mutande.

– Scusi, ma che differenza c’è tra le mie mutande e certe minigonne delle ragazze? Dov’è la parità dei diritti? E poi io ho ancora un bel culo.

Mi aumentarono di nuovo le dosi di un bel quindici per cento e smisi di girare un mutande, forse.

 

Finalmente estate, e alla vigilia di Natale ci scambiamo i doni.

Io ho fottuto le scarpe nuove che avevano portato al Righetti, che a sua volta si era zanzato il pigiama di Fortìn, il quale gira ancora adesso con la vestaglia della Stefanelli.

A Natale ci hanno detto che noi matti dovremmo essere tutti più buoni. Ho controllato. In effetti, quando ti mordi le braccia il gusto è decisamente diverso.

 

– Ma non si fa male, quando si morde?

– Solo quando perforo la pelle.

– E allora se si fa male, perché si prende a morsi?

– Per abitudine, per passare il tempo, non so.

– Quindi per lei è normale farsi del male per abitudine o come passatempo?

– Lei non fuma dottore?

Mi cambiarono terapia: due bombe al giorno, così grosse da inghiottirsi in stile anaconda.

 

Non so che mese stia finendo, ma ho freddo sotto le coperte e caldo quando sto fuori.

In questo non esserci più la mezza stagione, piango un sacco. Anche il Righetti non viene più a vendicarsi per le scarpe, si vede che gli faccio pena. Ho deciso che prendo ferie a tempo indeterminato.

 

– Non le va di alzarsi un po’?

– Non ho voglia.

– Magari se fa due passi, la voglia le viene.

– Non ho voglia di fare i due passi iniziali.

– Vuole che la faccia mettere sulla carrozzina, così saltiamo la fase dei due passi?

– No, vorrei che mi lasciasse in pace, ci vediamo domani.

– Sono due settimane che me lo dice.

– In senso assoluto, il domani c’è ogni giorno, quindi a meno di non schiattare stanotte e se non ci sono leggi che me lo vietano, vorrei proseguire a oltranza.

– Però ha smesso di mordersi.

– Però adesso mi piscio addosso. Si può avere una via di mezzo?

Mi levarono una delle due bombe.

 

Era Giugno, o comunque carnevale. Gli scherzi fioccavano tra noi ospiti.

 

– Si rende conto di cosa ha fatto?!

– Si giocava soltanto, dottore.

– L’ha quasi ammazzato. Lei sa che quando una persona muore non si può rimediare?

– Sì.

– Non si sente in colpa, o dispiaciuto?

– Assolutamente no.

– Cosa prova?

– Sono contento.

– Lei è contento?

– Sì. Potevo ammazzare il Righetti ma non è successo, quindi sono contento.

– Se le dicessi che forse avrà danni permanenti?

– Quanto permanenti?

– Forse rimarrà paralizzato e non camminerà più.

– Si giocava.

– E se invece camminerà ancora, lo farà dopo mesi di sedia a rotelle.

– Era emozionante, e si rideva un sacco.

– Sempre che riescano a sistemargli i femori spappolati.

– Ci siamo divertiti, solo non abbiamo considerato il rischio, dottore.

– Le pare sensato fare giochi pericolosi solo perché sono divertenti ed emozionanti?

– No dottore.

– Che cosa intende fare adesso?

– Vorrei rimediare in qualche modo.

– Col Righetti sarà difficile. Starà in rianimazione per un po’.

– Allora mi faccia parlare alla televisione.

– Per quale motivo?

– Devo avvertire tutti quelli che praticano parapendio, arrampicata e robe simili, che non è detto che vada sempre di culo, e che dalla morte non si torna indietro.

 

Mi portarono a trovare il Righetti per due minuti.

Aveva un filo di fiato, ma cazzo se rideva.

 

– Adesso hai male?

– ffffto fffrco.

– Cazzo come rimbalzavi.

– ffffga.

– Ciao Righetti, prima o poi vengo ancora a trovarti.

– Mffffene.

 

Prima di andarmene gli dirò anche che non ce lo faranno più rifare, quel tipo di salto, e s’intristirà un po’. Cioè, vorrei dirglielo, ma non ricordo cosa farò e in che giorno sono finito; ho una metropolitana furiosa che mi marcia nel cervello e non trova le fermate. Aiutatemi infermieri.

 

– Come si sente?

– Non so.

– Ha mal di testa?

– Da bambino sì.

– Che giorno è oggi?

– E’ festa.

– Di che anno?

– Un anno bruttissimo.

– Lei come si chiama?

– Oggi?

– Sì.

– Vorrei riposare.

 

Oggi fluttuo leggerissimo e nessuno se ne accorge, questa non può essere pazzia ma un superpotere. Ma come faccio a farglielo capire, ai cerusici? Mi conviene stare zitto, altrimenti mi riempiono ancora di schifezze.

Eppure mi guardano con quelle facce. Forse si sono accorti di qualcosa. Io sto zitto e buono, ecco.

Ho l’impressione di essere Dio, se solo sapessi com’è Dio.

E’ una sfortuna, tutta questa situazione. Bisogna che li convinca in qualche modo.

Ecco, ora deduco che non posso essere Dio, perché lui non avrebbe bisogno di ricorrere a certi trucchetti.

Però anche Gesù, in un certo senso, ha avuto gli stessi problemi. Come la mettiamo?

Se provassi con l’altro dottore? Mi è sempre sembrato uno con cui si potesse ragionare, ma forse perché non ci ho mai parlato assieme. E poi non credo mi lasceranno scegliere il medico.

Però dovrei provare con l’altro dottore. E’ uno con cui ci puoi parlare, secondo me. Solo che non mi lasceranno scegliere il medico.

Sì, cambio dottore, quell’altro sembra uno ragionevole. Ma non ci ho mai parlato.

E poi come potrei mai sceglierlo, se non posso nemmeno decidere di pisciare in piedi?

Ferma il giro un attimo, cervello.

Dovrebbe pensarci Anna, a fare la richiesta. Appena viene a trovarmi glielo propongo.

Ma che dico, Anna non era morta? Lasciami pensare un attimo.

Cazzo, sì, poverina, un casino di anni fa. Ma chi era allora che veniva a trovarmi? E quanto tempo è passato? A naso mi sembrava una settimana e qualche mese fa, ma potrei sbagliarmi.

Insomma, cazzo, io non sono matto, e non sono ancora abbastanza vecchio da esser rincoglionito, quindi perché mi hanno messo qui dentro?

Ma poi, qui dentro dove?

Porca Eva, devo assolutamente ricordarmi meglio che cosa ho combinato.

Anna di sicuro non c’era già più, perché l’avevo accoppata io senza volerlo. Ah, ecco, e già lì ero andato in depressione, mi pare.

Poi ero stato un po’ in carcere, questo mi pare di ricordarlo, o forse l’avevo sognato. No, era un sogno, infatti.

Il dottore c’era già anche prima di stare qui, ma era un altro dottore; adesso va a capire chi fosse e perché me lo ricordo.

Secondo me le medicine mi stanno facendo male, io non ero mica così confuso, prima di iniziare la cura.

Ma poi, perché la chiamano cura, se adesso non so più chi sono? Dimenticarsi di se stessi è una cura? Cazzo, se uno si dimentica qualcosa è amnesia, e se uno ha confusione in testa è delirio! Che merda la medicina, se girano farmaci che curano così.

Meglio ubriacarsi allora, almeno quando ti passa la sbronza puoi tentare di decidere di non rifarlo ancora.

No, stronzate, io sono stato anche ubriaco, e non ha funzionato.

Glielo devo dire all’altro dottore, quello lo capirà che non sono pazzo.

Certo che è proprio una rottura dover stare qui legato.

Bene. Ridiamoci sopra.

Quasi quasi dormo ancora un po’, intanto che aspetto che il Righetti guarisca.

 

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