Cieli di un azzurro mai immaginato.
Strade dritte fino all'orizzonte, e dall'orizzonte ancora dritte fino al prossimo orizzonte.
Los Angeles.
Metropoli chiassosa e trafficata.
Oceano misterioso che si esaurisce sulle spiagge di Venice.
Così come la vecchia Historic Route 66 termina al Pier di Santa Monica.
Studios. Bella finzione scenica.
E ancora.
800 km di spettacolo: Route 66, Arizona, Kingman, Seligman, Williams.
Interminati spazi.
Grand Canyon.
Commovente.
Anche il cielo lo pensa, e si mette a piangere, a scalpitare, a ruggire.
Temporale furioso.
Siamo briciole nell'infinito.
Facciamoci piccoli piccoli, non è un buon giorno per morire.
E poi torna il sole. Caldo, ti asciuga in un batter di ciglio.
Via. Verso la Monument Valley.
It's a long way but we want to see it before the sunset!
Occhi pieni di tutto.
La Frontiera di Balla coi Lupi.
Profumi nuovi, di natura allo stato puro.
Niente. Troppo tardi.
Addio traMONTI sulla Monument, ma guarda le stelle.
Talmente grandi, numerose e luminose che potresti prenderle con le mani, come fossero lucciole dei nostri boschi.
La Via Lattea e il silenzio.
Non siamo briciole, siamo granelli di sabbia.
E via, a cavallo nelle Terre Sacre ai Navajo.
Tra minuscoli conigli che ci sfrecciano davanti, cavalli selvaggi, terra rossiccia e "Butte".
Guglie protese verso il cielo.
Il rosso che accarezza il blu e cespugli di mille tonalità di verde.
Nativi che seguono i ritmi della Natura.
A noi, abituati alla frenesia del nostro mondo "occidentale", sembrano indolenti, senza troppa voglia di lavorare.
E invece hanno capito tutto.
È la Natura che comanda.
Andiamo, fra un tot di spazio ci sono altre meraviglie da vivere.
Goosenecks, doppia ansa del Colorado a guisa di collo di cigno, Mexican Hat.
Fra queste strade giuro di aver intravisto Wile Coyote waiting for... Beep Beep.
E via, alla conquista di Page, Lake Powell, Antelope Canyon, Horseshoe Bend.
Piove.
Tristezza.
Antelope con la pioggia è inaccessibile.
Lake Powell con la pioggia è grigio.
L'Horseshoe invece è e resta uno spettacolo unico.
Erosione, millenni di sviluppo.
Ferro di cavallo. Porta fortuna, dicono.
Speriamo.
Utah. Dixie Forest. E piove ancora.
Ma è un continuo splendore.
Paesaggi mutevoli, rocce rosse, foreste di conifere, aree desertiche, prati, ranch, fiumiciattoli, acque chete.
Bryce Canyon. Avvolto nella nebbia.
Il martello di Thor! Emerge al di sopra della coltre vaporosa.
Un colibrì!
Vola all'indietro, aspirante gambero!
E poi d'un tratto la foschia si dirada.
L'anfiteatro si manifesta sotto e tutt'intorno.
L'esercito di terracotta.
Enormi soldatini di roccia si stagliano ai timidi raggi di sole.
Un "Qualche Cosa" di superiore esiste se tutto ciò è davanti ai nostri occhi.
Non c'è tempo, proseguiamo!
Cedar breaks, altri "hoodoos" e colori cangianti.
Oltre i 3.000 metri di altitudine.
Fresco, 12 gradi! Per essere in agosto non è male.
E il solito nuvolone nero che ci insegue.
Zion, ti sfioriamo e a malincuore ti lasciamo. Alla prossima!
È una promessa forse da marinai.
Ma nella vita tutto può succedere.
Panino. Al prosciutto cotto (perché ci mettete il miele, americani che non siete altro?) e formaggio insapore.
Si viaggia leggeri.
Nevada.
Dai 12 gradi ai 42 sono centoventi giri di lancetta.
Quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas.
E cos'è successo? Nothing.
Tutto artificiale.
Gente artificiale, caldo artificiale, cibo artificiale.
Disperazione vera.
I veterani reduci dal Vietnam che chiedono la carità a persone che escono dai casinò con la bramosia di sperperare altro denaro, cosplayers che si fanno immortalare per racimolare soldi facili, automobili che sfrecciano sulla Strip, luci intermittenti che ti flippano i neuroni.
Stop.
Riportatemi into the wild.
Poi inizia a piovere. Temporale. Anche qui.
Dai 42 gradi della sera siamo passati ai 15 dell'ora di pranzo del giorno dopo.
Pazzesco. Non piove mai qui. Eppure...
Vedi? È un segno!
Non siamo fatti per questo mondo finto.
È ora di muoversi.
Appena esci da quell'inferno entri nel deserto.
Vero.
Con le dune, gli alberi secchi, i terreni aridi, i classici colori giallo, ocra, marrone.
E ti ritrovi, dopo un centinaio di km, di punto in bianco in un paese in mezzo al nulla con dei giardini privati con un'erba talmente verde da abbagliare.
Passami gli occhiali da sole, và!
Classico motel "American style" con le sedie fuori dalla porta della camera.
Seduti aspettando la sera.
Wow! Che tramonto!
Qui vicino c'è l'Area 51, sai?
Dov'è?
Chi lo sa!
Cheers, salute!
Colazione americana, pan cake, salsiccia,uova, fagioli...
Death Valley.
Come stare in un forno ventilato.
Chiederò al pollo che ho in frigo di dirmi se gli sarà piaciuta la Death Valley una volta che l'avrò cucinato.
A me sì.
Una bellezza travolgente.
Dal Dante's view la vedi tutta sotto di te.
Sei mai stato sulla Luna?
No.
Ecco, neanch'io.
Ma sono stato al Dante's view.
E poi giù, Zabriskie point, Badwater Basin, Artist's Palette.
Magia.
Siamo sotto al livello del mare, nel punto più basso di tutto il continente.
Fiumi di sale, rocce dei più disparati colori.
Geologia allo stato brado.
E poi Dune Sand, le dune di sabbia.
E i 49 gradi centigradi che non ti permettono di respirare.
Sauna gratuita.
Tempesta di sabbia.
Vabbè, mancava. Almeno non piove.
E poi andiamo.
Verso nuove avventure, verso posti più... vivi.
Lasciando un pezzo di cuore in questo angolo di mondo surreale.
Bakersfield. Non si trova cibo.
Che facciamo?
L'unico locale aperto è Pizza Hut.
Ok. Facciamo gli Italiani.
Pizza.
Se-così-si-può-definire.
Dai che domani ci aspetta il Sequoia National Park!
... non la Sequoia National Forest...
Eh niente...
Il navigatore, noi, le congiunzioni astrali...
Ok, ok la faccio breve... distratti... accontentiamoci della Sequoia National Forest...
Ebbene sì, abbiamo cannato di circa 200 km.
Unica consolazione l'aver trovato Alonzo Stagg. Il sesto albero più alto al mondo.
Guardiamo sul telefonino con un po' di tristezza le foto del Generale Sherman (Sequoia National Park) e ci avviamo in silenzio verso la penultima tappa on the road.
La radio passa Rockin' in the free world di Neil Young, poi Bruce Springsteen e Foo Fighters in rapida successione.
American style.
Abbiamo tempo.
Fermiamoci al "Walmart" a vedere se davvero vendono le armi come se fossero merendine.
Stupore e rassegnazione.
Sono davvero americani.
(Continua)