Era la ragazza che aveva salvato.

“Pensavo te ne fossi andata.” disse Rosario.

La ragazza non rispose. Si limitò a guardarlo con i suoi occhi profondissimi, color verde acqua.

“Non parli? Sei muta?” chiese il giovane.

La ragazza fece no con la testa, ma gli prese la mano e lo portò davanti al bagnasciuga indicandogli il mare.

“Il mare?” chiese Rosario. “Cosa stai cercando di dirmi? Vieni da lì? Vieni dal continente allora?”

La ragazza si mise una mano davanti alla bocca e sorrise, accennando ancora una risposta negativa con la testa, ma allargando le braccia e sospirando, lasciando intendere che mai Rosario avrebbe azzeccato la risposta giusta.

Rosario, stranito, si grattò la testa e la ragazza improvvisamente lo abbracciò affettuosamente e gli diede un bacio.

Il giovane arrossì.

“Ah, mi vuoi ringraziare per averti salvato!” disse leggermente imbarazzato.

La ragazza finalmente disse di sì e lo abbracciò ancora più intensamente. Poi corse via velocemente lungo la spiaggia, fino a che Rosario non riuscì più a vederla.

“No, aspetta… Dove vai?” le gridò il ragazzo, mentre il suo cuore aveva preso a battere in modo strano, un ritmo che mai aveva sentito in vita sua.

La cercò in ogni dove. Setacciò la spiaggia, le vie, passò la notte nella pineta a guardare se per caso fosse lì. Niente. Persa. Volatilizzata.

La sera dopo Rosario si ritrovò ancora a camminare per la spiaggia. La giornata era stata anche più dura del giorno prima, vissuta tra ricordi e la volontà di ricostruirsi un futuro. Ma non riusciva a togliersi dalla mente quella misteriosa ragazza. Chi era veramente? Perché non parlava? Perché l’aveva baciato e se ne era andata via di corsa subito dopo?

Mentre camminava udì un suono provenire dal mare. Anzi, forse non proveniva proprio dal mare… Era un suono dolce, una voce femminile delicata e soave che sembrava uno strumento. Una voce che catturava la mente e il cuore, di un calore e una melodia che mai Rosario aveva sentito.

Scese sulla spiaggia e corse sollevando nuvole di sabbia verso quel suono. Da lontano vide una figura ferma, davanti al mare. Era lei. Era la ragazza misteriosa.

Rosario le corse incontro.

“Finalmente ti ho ritrovata! Ma dov’eri?”

La ragazza interruppe il canto, lo guardò con aria dolce, e indicò nuovamente il mare.

“No, non puoi venire dal continente. Non avresti fatto in tempo a raggiungere il paese in così poco tempo. Ma ora so che parli. Da dove vieni e dove sei stata, ho capito, non me lo vuoi dire. Ma pazienza: sento che con te sto bene.”

La ragazza sorrise e lo abbracciò. Passarono la notte sulla spiaggia.

E così tutte le sere successive, quando Rosario sentiva provenire dal mare quel suono, raggiungeva la ragazza. Per mesi e mesi i due ragazzi si trovarono e chi li vedeva in quelle notti poteva raccontare dei due giovani felici, che non parlavano forse la stessa lingua ma che comunque a loro non importava. Gli abitanti del posto presto si abituarono ad ascoltare la melodia della ragazza, il suono meraviglioso della sua voce si diffondeva nelle vie, nelle strade e rendeva tutti più sereni.

Una fredda e scura mattina d’autunno però la consueta tranquillità del paese venne interrotta dall’arrivo di due grosse imbarcazioni che si ancorarono davanti alla costa silenziosamente, mentre ancora quasi tutta la popolazione era immersa nel sonno. Dalle due navi esplosero dei colpi di cannone che colpirono, abbattendoli, alcuni edifici del paese e che ben presto fecero scappare dalle altre case il resto degli abitanti.

Erano i pirati razziatori che avevano assaltato negli ultimi anni buona parte dei paesi della costa sud orientale dell’Isola e che ora sbarcavano sulla costa dell’Isola per appropriarsi anche del bottino del piccolo borgo marinaro.

I giovani e chi poteva difendere il paese da quel vile attacco scesero sulla sabbia a combattere contro i pirati.

Rosario fu tra i primi a prendere le armi e a gettarsi contro di loro, voleva riscattare gli errori commessi mesi prima e che erano costati la vita ai suoi fratelli perciò si batté come un leone per difendere le persone a cui voleva bene.

Fu una battaglia sanguinosa e i giovani del paese, nonostante le difficoltà si difesero con onore fino a che i pirati, meglio armati e più addestrati alla lotta, non cominciarono a prendere il sopravvento.

Rosario fu colpito in combattimento da un colpo di pistola e fece in tempo a dare un ultimo sguardo al mare.

“Come avrei voluto rivederti un’ultima volta…” sussurrò appena, mentre un velo nero passava davanti ai suoi occhi.

Chi era rimasto ancora in vita poté raccontare che proprio in quel momento dal mare, dapprima in lontananza, poi sempre più vicino, si vide ergersi un’onda gigantesca, come una massa di grossi pesci, che puntò rapidamente verso la costa.

L’acqua cominciò a farsi schiuma dallo sciacquio vorticoso e incessante del movimento nel mare, poi si acquietò per qualche secondo. Tutti, pirati e abitanti, abbandonarono per qualche secondo il combattimento e si voltarono da quella parte, tanto insolito era il fenomeno. Poi improvvisamente un canto acuto e avvolgente, magnifico ma inquietante nello stesso tempo, cominciò a risuonare in mezzo al silenzio generale.

I pirati lasciarono cadere le armi, quasi incantati da quel suono, e camminarono verso il mare aperto.

Gli abitanti del paese non si capacitarono di quello che stava accadendo, ma non li seguirono, rimasero spettatori di un evento inspiegabile. Videro gli invasori ingoiati dagli abissi, uno a uno, nessuno escluso, e l’acqua diventò presto rossa, lasciando pochi dubbi sul destino dei nemici.

Come un’apparizione, lentamente, emerse dal mare la ragazza misteriosa. Bella, ma con l’espressione dura e vendicativa. I suoi occhi non esprimevano più profondità e luce, ma vendetta e rabbia.

Si avvicinò al corpo di Rosario e lo guardò. Stavolta il suo sguardo era triste e forse scese dal suo viso una lacrima. Si chinò, accarezzò la guancia del giovane e gli chiuse gli occhi. Con insospettabile forza raccolse poi tra le sue braccia il ragazzo e camminò verso il mare, tra gli sguardi impietriti della popolazione e dei genitori di Rosario, per poi inabissarsi.

Le due navi pirata rimasero, vuote, relitti spettrali di un evento oscuro e ancora oggi sono ancorate vicino alla costa del borgo marinaro dell’Isola, quasi a fare da monito ad eventuali altri invasori.

 

Spesso i vecchi del paese, alla fine della storia, nelle notti d’estate chiedono ai bambini di stare un attimo in silenzio, di aspettare a commentare il racconto.

“Perché?” vi state chiedendo.

“Perché, non sentite ancora nelle vie del borgo questo canto?”

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