Se volessi "appellarmi" mi definirei Sbrisolona.
Come la torta appaio dura all'esterno, secca e poco gustosa.
Quando mi assaggi scopri che sono friabile e dolce, ma con un retrogusto amaro di mandorle.
Come la torta, una volta tagliata mostro mille facce, anime – direi – nel mio caso.
Così, ripensando alla tua domanda dell'altro ieri circa la nostra relazione, ti dirò che stavolta la vedo come una partita a tennis. Gli avversari all'inizio si studiano, servizi fiacchi, rimandi fiacchi, palleggi d'ordinanza e poi... decidi che gioco vuoi tenere.
Io e te giochiamo entrambi in difesa – almeno questa è la mia impressione – per paura di sbagliare una mossa e invalidare la partita, perdendo così un premio molto, molto desiderato.
Spero sempre, e questo è l’esempio di un contorcimento mentale, di non essere fraintesa.
Non penso, però. Noto in te un’affinità di sentimenti che non mi fa sentire un pesce fuor d’acqua.
Quanto meno, se non mi spiego chiedi lumi.
In tutto questo la definizione in itinere è eccelsa, lascia solo a me una piccola difficoltà in ambito comportamentale.
Memore delle accuse fattemi, non da te, certo, non vorrei sbagliare ancora.
Per cui arrivo alla vexata quaestio, anche se direi più velata: vado bene così o più propositiva?
Ti sembrerà cretino tutto questo, ma si ritorna sempre al famoso discorso di non essere invadenti.
Chiudo e non mi dilungo oltre su pensieri delle cinque del mattino, ma fermarli sulla carta era d’obbligo.
Un bacio vero.