“Kitty!” urlò Mia spazientita alla ricerca della gatta che ancora una volta era sparita. Cercò fuori ma non riuscì a trovarla. Le venne un brutto sospetto. Sperò che la micia non avesse deciso di fare una visita al giardino dell’ insopportabile vicino, il vecchio e irascibile signor Comis.
La chiamò ancora una volta senza risultato. Entrò in casa e dal balcone scorse l’animale aggirarsi ai piedi del platano del vicino. Kitty si era arrampicata sul muretto di recinzione e da lì era stato facile raggiungere il giardino accanto.
Doveva riprenderla prima che il signor Comis si accorgesse di quella presenza felina sgradita. Se si fosse mossa con attenzione, forse sarebbe riuscita a recuperarla senza essere scoperta. Prese la scala, oltrepassò il muro e si aggrappò ai rami del platano. La chiamò ancora, cercando di non alzare troppo il tono della voce, ma nulla. Inspirò e mosse con cautela il primo passo.
Diavolo di una gatta pensò irritata. Perché doveva metterla in quella situazione? Non aveva voglia di ricevere un’altra ramanzina dall’indisponente vicino. Si fece coraggio e iniziò la discesa dall’albero ma l’operazione si rivelò più difficile del previsto.
Spero di non rompermi l’osso del collo, si disse mentre a tentoni cercava un appiglio per arrivare sana e salva al suolo.
Leo se ne stava tranquillo in un angolo del giardino a sfogliare il quotidiano. Quella mattina era passato dallo zio per fargli visita e poi quando lui era uscito per una commissione, si era fermato in casa ad aspettarlo.
Fu allertato da un fruscio proveniente dal fogliame del grande albero. Udì una voce femminile sussurrare qualcosa e con cautela si avvicinò al tronco. Poi vide spuntare due lunghe gambe ben tornite che con difficoltà cercavano una sporgenza a cui appoggiarsi per scendere. Era una donna con una lunga coda di cavallo, in short e maglietta rossa che mettevano in risalto un corpo niente male. Ma non riuscì a vederla in viso poiché era di spalle.
“Che cosa sta cercando di fare?” le chiese stupito.
Mia sussultò per la paura e perse l’appiglio. Annaspò con le mani in aria e precipitò. La prontezza di riflessi dello sconosciuto la salvò dalla brutta caduta. L’uomo infatti, con un balzo impiegò il corpo per proteggerla dall’impatto, atterrando con la schiena al suolo.
Mia si trovò così avvolta da quell’abbraccio e sentì il solido petto di lui dietro di sé. Con il cuore che le martellava in petto per lo sgomento e l’imbarazzo cercò di girarsi e tirarsi su. In un attimo si trovò a fissare due occhi grigi come il mare al tramonto che la scrutarono attenti, assorbendo ogni particolare del suo viso. Nessuno dei due fiatò. Fu come se il tempo avesse smesso di scorrere. Mia non seppe mai quanto durò quell’attento scambio di sguardi, ma ebbe la certezza che ciò che lo sconosciuto stava guardando fosse di suo gradimento.
Leo osservò con ammirazione la sconosciuta, apprezzandone gli occhi grandi color ambra, il naso piccolo e la bocca morbida e sensuale. Le gote sembravano di velluto e il rossore che le ricopriva era davvero disarmante.
D’un tratto, con un balzo arrivò la gatta, felice di partecipare a quello che probabilmente considerava un nuovo gioco.
Brutta mascalzona, guarda in che guaio mi hai cacciata, rimuginò Mia a disagio e cercò di mettersi in piedi. Alzandosi di scatto lanciò un urlo. Una ciocca della lunga coda si era impigliata in un bottone della camicia dell’uomo. Strattonò il groviglio di capelli ma la mano dello sconosciuto la bloccò con gentile fermezza.
“Aspetti” le sussurrò e piano le liberò i capelli.
Nonostante l’imbarazzo i sensi di Mia furono soggiogati da quelle mani grandi e decise che sembravano poter fare tutto. Quel corpo su cui era distesa, la circondava con dolcezza e intimità e pareva celare una carica di prepotente energia.
Lo sconosciuto la aiutò ad alzarsi, cingendole la vita con le mani e sollevandola come se fosse stata una piuma. Mia lo guardò curiosa.
“Il signor Comis non è in casa?” farfugliò, cercando di calmare il martello che aveva nel cuore.
“Mio zio è uscito, ma dovrebbe tornare presto. Modo insolito per fargli visita” rispose ironico, con il sorriso sulle labbra. “Posso sapere chi è lei?”
“Sì, mi scusi. Sono Mia, la vicina di casa, e volevo solo recuperare la mia gatta.”
“Le consiglio di utilizzare la porta la prossima volta. E’ più sicura e meno pericolosa.”
“Grazie mille per il suggerimento, ma si dà il caso che suo zio non ami molto la mia micia e volevo riprenderla…”
“…prima che potesse accorgersi di lei” finì l’uomo.
“Bé, sì” ammise la donna a disagio.
E’ deliziosa, pensò Leo soffocando l’impulso di stringerla a sé e baciarla.
“Adesso tolgo subito il disturbo” disse lei prendendo in braccio Kitty.
“La prego, non dica nulla di questo incidente a suo zio. Non ne sarebbe contento.”
“D’accordo, ma a una condizione. Deve uscire a cena con me.”