Il rettangolo di cielo, che apparteneva all’altro mondo, si trovava in alto, vicino allo zenit. Bisognava guardare fra la vecchia torre mezza diroccata del castello e il bordo aguzzo del campanile della cattedrale, stando con il naso per aria, quasi in verticale. Poiché il buio cadeva sempre alla stessa ora da entrambe le parti, era molto difficile individuarlo senza i giusti riferimenti, specialmente se il tempo era sereno sia di qua che di là.

Gli abitanti del borgo si erano abituati e si divertivano ad occhieggiare i forestieri, fermi in mezzo alla via, che si torcevano il collo fino a farsi male, strizzando inutilmente gli occhi; ridevano dei loro sguardi confusi, finché i turisti, delusi e irritati, erano sul punto di andarsene; allora gli esperti locali si avvicinavano e fornivano le giuste indicazioni. Spiegavano che si doveva seguire il moto di una nuvola, o il volo di un uccello, finché questi, passando davanti al cielo dell’altro mondo, non scomparivano alla vista, per riapparire sul bordo opposto di quella finestra incantata. Dopo, sorridevano compiaciuti alle espressioni di meraviglia che si diffondevano tutto intorno, e stavano lì sornioni, ad aspettare il compenso per l’aiuto fornito.

Ma i primi tempi, quando senza preavviso era iniziato quello straordinario fenomeno, la gente aveva terrore ad uscire di casa; tutti evitavano di guardare l’inquietante spaccatura nella volta celeste, dove le nuvole si rifiutavano di addensarsi, quando tutt’intorno stava piovendo; oppure, al contrario, vi imperversavano fulmini e nembi scuri nel bel mezzo di una splendida giornata estiva. Gradualmente poi la novità era stata considerata con più curiosità e minor timore: i cittadini si soffermavano volentieri ad ammirare il ritaglio di uno splendido tramonto, che si stagliava sullo sfondo di un orizzonte livido e cupo, donando grazia ed eleganza ad una giornata altrimenti bigia.

Se di giorno i passanti ne apprezzavano la difforme bellezza, di notte molti cercavano di svelarne i misteri; gli astronomi, professionisti e appassionati si riunivano sulla piazza della cattedrale per osservare le bizzarre costellazioni che comparivano in quel minuscolo arco di planetario, indagandone la natura aliena e contraddittoria rispetto al resto del cosmo. Da quelle osservazioni pazienti, dalle misurazioni certosine del moto degli astri, avevano concluso che quel cielo doveva appartenere ad un altro mondo, alieno e distante, se pur del tutto simile a quello ordinario. L’Altro Mondo, appunto, che aveva finito per designare quel fenomeno, la cui fama si diffondeva, procurando una crescente notorietà alla cittadina che l’ospitava. E non erano solo gli scienziati, ad indagare con metodo i mutamenti di quella particolare cornice aerea: filosofi, naturalisti, storici e semplici cittadini registravano per conto proprio l’aspetto del cielo, l’andamento quotidiano del tempo atmosferico. Dalla forma delle nuvole si sforzavano di indovinare, di giorno, la forza e la direzione del vento e, di notte, tentavano di intuire qualcosa del mondo sottostante, che a volte vi faceva risplendere un’eco dei propri lumi. Nelle sere d’inverno, quando l’altro mondo era incupito dalla pioggia, in molti osservavano il riverbero rossastro sulla cappa di nembi bassi, immaginando la città sconosciuta che doveva distendersi al di sotto, invisibile dalla prospettiva concessa agli osservatori, ma la cui presenza era svelata da quei chiarori.

Così quello spicchio celeste, da finestra diveniva specchio, e si popolava dei sogni e delle speranze di chi ci guardava dentro, rendendo ancora più dubbia la sua appartenenza alla realtà di questo mondo, o dell’altro. Tuttavia il suo legame con la città e con i suoi abitanti si intrecciava sempre di più: man mano che la bizzarra presenza diveniva consueta e familiare, cresceva il numero di coloro che cercavano in quell’etere così singolare i segni e i presagi, relativi alle loro faccende terrene, dei quali l’altro cielo si era mostrato così tanto avaro. Ciò rafforzo la convinzione dei più, che il rettangolo sospeso sopra le loro teste fosse un riflesso, incantato e deformante, di ciò che serbava il destino.

Quando nell’altro mondo iniziarono sciamare sinistri gli aerei, vomitando le bombe, lo sgomento fu grande: di notte il bagliore degli incendi, proveniente dall’aerea cornice, rischiarava le strade della città come se fosse questa, e non l’altra, ad essere devastata dalla guerra. L’aria si era fatta pesante, la luce sanguigna che proveniva dall’alto sembrava appiccicarsi alle strade e alle facciate delle case, come una patina di sporco, o un’ombra cupa, che il chiarore ordinario del sole non riusciva a scacciare. I cittadini, intristiti e colmi d’angoscia, si rivolgevano con malanimo astioso alle incombenze quotidiane; alterchi e liti erano agli ordini del giorno. I turisti se ne andavano in fretta e non tornavano, viaggiatori e commercianti evitavano la città nel loro girovagare; i commerci languivano, il lavoro mancava. Passarono i mesi e si accumularono in anni; il cibo scarseggiava e non c’erano medicinali, né beni di conforto per coloro – ed eran pochi – che avessero ancora voglia e soldi per i divertimenti. Lassù la guerra continuava: miseria e sofferenza trasudavano da quel cielo sempre più livido, arrossato dal fuoco, gonfio di morte.

 

Quando i soldati arrivarono, la città era allo stremo: la fame e le malattie avevano già decimato la popolazione che, esausta e demoralizzata, non oppose resistenza. I carri e i cannoni sfilarono per le strade dal selciato sconnesso, colme di spazzatura, davanti a file di case sprangate. Dietro le imposte occhieggiavano gli sguardi impauriti dei pochi abitanti rimasti; anche i vincitori, in quella parata, si sentivano a disagio: come se, anziché occupare trionfalmente una città nemica, stessero profanando un cimitero. A qualcuno di loro, sollevando verso l’alto un’occhiata guardinga, sembrò di un rettangolo scuro, che si librava in mezzo al cielo terzo, fra la torre diroccata e il bordo cadente di un campanile. Ma fu un istante, poi si dissolse, come una bizzarra cornice di fumo.

 

Tutti i racconti

0
0
6

Haiku

20 April 2024

tra i primi freddi quei rossi gigli ragno - tributo al cielo Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

1
1
8

Che poi mia moglie vuole anche lei

Vita fantozziana - contiene riferimenti al sito Letture da Metropolitana su cui scriviamo

20 April 2024

Tizia è una casalinga. Madre di tre figli piccoli. Sposata con un operaio. Quando ha del tempo libero dalle sue mansioni e dal doversi curare dei figli, si diletta nella sua passione preferita: la lettura. Un giorno, navigando su internet, scopre il sito “Letture da Metropolitana”. Essendo una [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
4
9

Un calcio e via

Potere alla fantasia

20 April 2024

Un calcio al pallone poi di testa la prendo Provo un tacchetto faccio una finta chiedo un passaggio tutto sommato non sono malaccio stanno al gioco i ragazzini e con la fantasia godo e mi inebrio ah! Se i potenti avessero questi poteri nella memoria nascosti. N'carcio ar pallone poi la [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Walter Fest: Amici abbiamo cominciato con il botto, bravissimo EDR!....Oggi sarò [...]

  • Adribel: Aghiungerei "avuto" avessero avuto... e "o forse" nella [...]

1
0
5

lacci

20 April 2024

lacci sciolti danzano al soffio della vita, nell'inceder dell'essenza sullo srotolante sentiero ignoto..

Tempo di lettura: 30 secondi

5
10
20

CERCANDO

Ispirazione

19 April 2024

Furtiva tengo a bada un'anima persa su nuvole di passaggio. Abissi profondi sondati da occhi curiosi. Parole appaiono esigenti, spunti di bellezza.

Tempo di lettura: 30 secondi

2
7
24

Volevo solo fare due passi

Un racconto tergiversato

19 April 2024

Mi viene voglia di fare due passi all’aperto. Quando, arrivato al parco di un paesino confinante al mio, incontro un amico con un pallone da calcio. Due tennisti di passaggio ci interpellano su un possibile due contro due al tavolo da ping-pong. - Non questa volta - rispondiamo - al massimo giochiamo [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
9
26

Psyco

19 April 2024

Psyco [Mamma] Ho finito di rassettare in cucina e sono stanca. Mia figlia ha detto che c’è un bel film in TV. Mannaggia che mal di schiena! Sono proprio invecchiata. Ma ora mi seggo sulla mia poltrona preferita. Davanti a me, sul tavolo basso, c’è il televisore, proprio sotto la finestra. Di [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Patapump: piaciuto Ezio
    molto toccante il finale del voler proteggere
    💯

  • Rubrus: A proposito del buon vecchio Hitch, a me è venuto in mente anche "La [...]

5
7
27

Guscio

18 April 2024

Io, piccola noce, mi accoccolo e mi accartoccio nel mio guscio. Riposo in esso, avvolgente e protettivo. Vivo appesa a un vecchio albero, orgogliosamente in piedi da anni, forse secoli, in un giardino di un castello. Il castello ha alte mura e torri e un fossato e un ponte levatoio chiuso, ormai [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

1
2
11

Haiku

18 April 2024

acheni al vento sfioriti verso il viaggio - flusso di vita Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

4
8
14

L'uomo nasce libero ma ovunque è in catene

La società annienta l'uomo.

18 April 2024

Alterne, dure e drammatiche vicende, avevano portato il nostro protagonista Vincenzo Capperi ad adottare una definitiva e drastica soluzione. Da tempo si sentiva prigioniero nell'ambiente familiare. Prigioniero del suo lavoro, schiavo dei suoi clienti, dei suoi fornitori. Di obblighi da rispettare. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Gennarino: Stapelia, sinceramente grazie per la tua stima e fiducia.

  • L’esilioDiRumba: Io non ho ancora la quantità di esperienza di vita di stapelia, ma condivido [...]

5
7
25

La paura non è niente

17 April 2024

La paura non è niente La paura non è niente Dammi la tua mano Un altro inverno passerà sai Ed arriverà il profumo dei fiori Stringi le tue braccia intorno a te Ma devi stare tranquilla La paura non è niente Veste solo male Forse non ha neanche un buon odore Attraversa con me il fiume Ha lente [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

3
3
15

Rugiada motivazionale

Poesia concettuale ispirata da “T con 0” di Italo Calvino e “Un infinito numero” di Sebastiano Vassalli

17 April 2024

Un elevatissimo numero di volte la nostra realtà si ripete. Se potessimo vedere ognuna di esse con occhi umani non le distingueremmo. Ogni risultato individuale originale, trovata esclusiva del proprio gusto e ingegno, è ripetuto identico ogni volta da perfetti sconosciuti, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Patapump: hai dato molte possibilità e riflessioni
    opto nel cercare di non [...]

  • stapelia: Appare più una riflessione filosofica piuttosto che una poesia,Molto [...]

Torna su