«Corri, dobbiamo ripararci»

Torniamo nella parte superiore dell’isola e ci dirigiamo verso le luci della parte centrale, entriamo nel bar.

Ansimiamo entrambi, il barista aspetta pazientemente che ci riprendiamo, faccio segno che ci sediamo al tavolino, annuisce, sposto la sedia alla mia ospite e la faccio sedere

«Grazie!»

«Una domanda ha avuto risposta»

«Quale?»

«Pensavo che tu fossi un angelo custode spuntato dal nulla per salvarmi e che solo io potevo vederti, invece il barista ti ha guardato»

Ride, poi «Allora era vero?»

Annuisco

«Eri troppo vicino alla sponda, si capiva che stavi per fare, come dicono i giornali, un gesto inconsulto, purtroppo io non so nuotare, se tu avessi fatto qualcosa di male, avrei potuto solo guardarti mentre affogavi, l’unico sistema era farti chiacchierare. Cosa ti è successo?»

«Ti dispiace se non te lo spiego? Già mi è passato, me ne vergogno, anche se i problemi rimangono»

«Va bene, ancora non ci siamo presentati, io mi chiamo Elena, in onore della sora Lella»

«Era l’altra domanda che volevo farti, io Valerio»

Ci stringiamo le mani, che rimangono intime tra loro per qualche secondo di troppo, arriva il barista

«Elena, ti va se facciamo un happy hour? Non voglio andare via subito, mi serve una bella persona da guardare negli occhi, che mi faccia compagnia»

«Se ti serve una che chiacchiera, sono ideale, a detta di tutti sono logorroica»

Ordiniamo in fretta, visto che il cameriere iniziava a spazientirsi

«Ti dispiace se rientro in possesso della mia mano? Vorrei recuperare delle salviettine dalla borsa»

«Ah scusa, pensavo di portarla con me, per guardare ed accarezzare qualcosa di veramente bello quando ci saluteremo »

«Valerio, sei un misto tra una persona dolce ed Hannibal Cannibal»

«Perché non ti ho conosciuta prima?»

«Smettila di dire cazzate, qualunque cosa ti sia successa è superabile»

«Non ho più un lavoro»

«Mio padre cerca un cameriere, buona paga, per ora basta per iniziare, poi ti rialzerai»

«Casa? Me l’hanno sequestrata dopo tre quarti del mutuo pagato»

«Ti ridanno quello che hai già pagato e vai in affitto»

«Fidanzata? Mi ha lasciato perché ho perso tutto»

«Stronza! Non ti meritava»

«Equitalia?»

«E che cazzo, aspetta, ti riaccompagno all’argine e ti spingo di sotto! No, scherzo, rate, conosco un commercialista con i contro coglioni che pena a tutto»

«Per te è tutto semplice, allora perché eri triste?»

«Perché sono bravissima a risolvere i problemi altrui, ma una pippa a risolvere i miei»

Torna il barista con i cocktail e quattro vassoi pieni di salatini, pizzette, stuzzichini

«A questo punto ti sto invitando ufficialmente a cena, per mangiare tutto questo ci metteremo un’ora»

«Ti dispiace tanto dovermi sopportare tutto questo tempo?»

«No anzi, già stavo pensando al dopocena. Da me o da te?»

«Cretino, te l’ho detto che lo odio! A proposito, tu non ce l’hai una casa, è sequestrata!»

«Pensi che davvero te l’avrei chiesto?»

«Allora vuol dire che ti faccio schifo? Preferiresti una figona che porta splendidamente un tacco dodici, con una quinta strabordante dal vestito provvisto di spacco inguinale e truccata da bordello di lusso»

«Quanto tempo ho per decidere?»

Mi da un colpo sul braccio

«Quindi saresti propensa a..»

«… a spaccarti la testa!»

«La nostra prima litigata, forte!»

I due ragazzi ormai chiacchierano felici mentre fuori ha smesso di piovere, in cima al campanile della basilica di San Bartolomeo all’isola, due presenze diafane tirano un sospiro di sollievo

«Meno male che eri in zona per potermi aiutare, siamo riusciti a risolvere un bel codice rosso, quello sarebbe affogato stasera»

«Tanto se non ero in zona, avresti cercato me ugualmente»

«È vero, anche quand’eri viva ti stavo sempre dietro»

«Me lo ricordo bene, è colpa tua se sono da questa parte, mi hai assillato così tanto che sono andata a finire sotto una macchina, 36 ore di coma»

«Te l’ho detto, ne sono pentito, ero innamorato»

«Ero lesbica, maledizione, odiavo gli uomini e tu ancora di più, possibile che ancora non riesci a rassegnarti!»

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