A Palermo, nascosto nel centro storico, c'è un cortiletto detto "delle sette fate" perché un tempo era frequentato da sette donne, una più bella dell'altra, che ammaliavano gli uomini e promettevano cose mai viste. Erano le sirene di Ulisse o le concubine della regina? Sta di fatto che la loro presenza rendeva felici tutti. Alcuni raccontavano di essere stati sulla luna, seduti mano nella mano con una di queste fate e di aver sentito la voce del cielo; altri dicevano di essere stati in volo come gli uccelli ed avere goduto del riposo fra le nuvole mentre una fata accarezzava i loro capelli; altri  ancora di aver sognato di essere felici come non mai, di aver dimenticato per quella notte tutti i pensieri e le preoccupazioni e di aver toccato le stelle, una per una, le magnifiche stelle a corredo della luna. Le donne erano vere dee, di una bellezza inimmaginabile ma come ogni cosa bella che è destinata a finire, duravano una sera e poi una notte; all'arrivo del sole scomparivano come la luna e le stelle per dare spazio alla bellezza del cielo.  Un tale raccontò pure che una sera visse un'esperienza sensazionale. Fata Azzurrina, dagli occhi color del cielo, lo condusse al largo in mezzo al mare ed egli imparò a camminare sulla tavola equorea, a specchiarsi al chiarore della luna per vedere il suo futuro e gestire meglio la sua vita e le sue scelte. Fu così fra due innamorate scelse quella che gli restò sempre fedele ed innamorata, grazie all'intervento della fata che gli fece conoscere i due destini delle sue probabili scelte. Navigare per mare,camminare sulle onde e scoprire la bellezza della vita e l'importanza delle nostre scelte. Le fate erano contente e ritornavano ogni sera ad allietare gli uomini di Palermo. Ma ci fu un tempo della loro azione ed un tempo della loro scomparsa. Una sera non apparvero più. E poi l'altra e l'altra ancora.
Era stata così bella ed importante  la loro presenza nella memoria dei palermitani che il cortile delle  fate rimase come simbolo della dolcezza di tali esperienze,che s'erano fatte fra  quelle case ora diroccate e scarnificate da  un tempo,  che scivola via  e continua a scorrere come fiume in piena.

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