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Carissimo diario de bordo, oggi te dedico stà storiella a te che stai a lavorà sotto er tendone, nun sei sòla lo sò ma è come se pè l'intera nazzione lo fussi e così Marchiciana amica mia pè fatte n'pò de compagnia, te vojo ariccontà stà storiella pazza spero de fatte fà nà bella risata, e n'finale pè fatte dìì ar destino "Ma vattene a fanculo, io nun m'arrennno". L'ho scritta in Romanesco la lingua mia che parlo da quannèro règazzino
Quello che adesso vado a scrive è nà storia vera che però pè motivi de scrittura cjò messo dentro pure n'pò de fantasia. Scrivo a braccio, n'provviso, n'vento, gioco cò le parole, n'zomma questa è la storia de nà pagnottella che a quarcheduno jèra cascata, era n'ber malloppo me sembrava nà rosetta cò li peperoni e cò lo spezzatino ar sugo, stava lìì per tèra, evidentemente era er pranzo cascato a quarche muratore, sè vedeva che era bella gonfia, si fusse stata dè nò studente sarebbe stato un tramezzino oppure un cornettino se n'vece fusse stato dè n'impiegato sarebbe stato n'panino magari vegano e n'vece quello dè n'muratore era bello pieno, cò le saccoccie de cemento e rena sulla schina cè vò la forza mica scherzamo, n'maggino poveraccio er lavoratore che je sarà rimasta solo la boccia der vino rosso e quanno se sarà accorto della dimenticanza sai le parolacce che avrà detto, vabbè Lorèè pè fattela breve a n'certo momento stà pagnottella stava lìì n'bella mostra che manco l'aveva ariccòrta lo scopino, Oddio c'ho detto! Li monnezzari è nà vita che nun passeno più cò la ramazza! E così nè li paraggi n'tanto n'gatto aveva fiutato er malloppo, s'era avvicinato quatto, quatto, furbo come nà vòrpe, je girava n'torno pè esse sicuro che la stessa idea nun l'avesse avuta er cane der barbiere, io pè la curiosità lo cioccavo, poi a n'tratto me sparìì, ma eccolo all'improvviso che da sotto nà machina sorte fòra, l'acchiappa còn sàrto , la mozzica e come nà saetta sgomma, daje er pranzo è rimediato chi sà che gioia avrà provato e io ancora adesso me chiedo come mai er gatto che se sà de pesce è ghiotto e che pure er pollo nun disdegna ma che je piacesse lo spezzatino còr sugo e perfino li peperoni mica me lo sarei mai aspettato, ammazza che fame che cjavrà avuto stò gatto fjo de nà mignotta, pensa m'è pure rivenuto n'mente Pinocchio quanno pè la fame se magnò pure le bucce de la frutta.Vabbè ce dispiace per muratore che la pagnottella s'era perza ma pure li gatti cjanno diritto, quanno è ora de pranzo, de mette quarcosa sotto i denti.
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Utente Anonimo
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Io, piccola noce, mi accoccolo e mi accartoccio nel mio guscio. Riposo in esso, avvolgente e protettivo. Vivo appesa a un vecchio albero, orgogliosamente in piedi da anni, forse secoli, in un giardino di un castello. Il castello ha alte mura e torri e un fossato e un ponte levatoio chiuso, ormai [...]
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Un elevatissimo numero di volte la nostra realtà si ripete. Se potessimo vedere ognuna di esse con occhi umani non le distingueremmo. Ogni risultato individuale originale, trovata esclusiva del proprio gusto e ingegno, è ripetuto identico ogni volta da perfetti sconosciuti, [...]
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Lo Scrittore:senza avventurarci nel cosmo ma restando nel nostro mondo si potrebbe, (prendendola [...]