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-Ventitre anni, dottore- lo informò l'Ispettore Improta. -Una studentessa all'ultimo anno di architettura. La famiglia è già stata avvisata-. Il Commissario Andreoli guardò con pena il lenzuolo bianco che copriva il cadavere e gettò lo sguardo verso il fondo del vicolo. Nessuna uscita, l'assassino aveva scelto un luogo appartato da cui tenere sotto controllo l'unica via di accesso. -Nella borsa, oltre ai documenti, un telefono cellulare. Abbiamo già visionato la cronologia e i numeri sono in fase di controllo-. -Cazzo!- gli scappò, facendo voltare gli uomini, poi scrollò la testa, abbassando gli occhi. Quasi l'età di sua figlia, una ragazza nel fiore degli anni pronta a camminare per le vie del mondo, finita invece sotto le grinfie di uno stupratore. Il lenzuolo bianco fu mosso dal vento e un lembo finì nel sangue, facendo fiorire su di esso una macchia scura. -Nessun testimone?- chiese, conoscendo già la risposta. -Nessuno- Improta scosse la testa. Ci avrebbe pensato la scientifica a repertare tutto ciò che conteneva la scena del crimine; il vicolo era stato chiuso e alcuni curiosi si affacciavano allungando le teste. Una zona appartata, un dedalo di stradine che finivano in piccole case circondate da muri dietro cui stavano gli orti. Alzò gli occhi e si accorse che nessuna finestra si affacciava, solo un paio di grandi portoni da rimessa chiusi con lucchetti arrugginiti. Sospirò, allontanandosi. La giornata era partita male, dopo che la sera prima si era scolato quasi due litri di birra e la testa sembrava sul punto di esplodere via. Il cammino della distruzione che aveva imboccato era faticoso e quel suo corpo affaticato non ne voleva sapere di mollare. Il lavoro, l'unica cosa che gli restava, che sembrava tenerlo vivo, ma che lo metteva in contatto con una cruda realtà fatta di sangue e morte. Uno degli agenti stava cerchiando piccoli oggetti, magari senza significato, ma che comunque andavano controllati. Una penna, una lametta da barba, una lattina di Coca Cola e, quasi all'entrata del vicolo, un filone di pane. -E' fresco- gli disse l'agente, quasi leggendogli nella mente. -Intendi di giornata?- chiese curioso. -Sfornato oggi e pure croccante-. -E che ci fa qui?- gli scappò di chiedere. -Sta a più di cinque metri dall'ingresso del vicolo-. -Non saprei, dottore- l'agente fece un'espressione di scusa. Una stranezza, ma Andreoli sapeva che dietro ad un particolare apparentemente inutile poteva nascondersi la soluzione di un caso. -Può prenderlo, l'ho già fotografato- e si allontanò, in cerca di altre prove. Andreoli lo raccolse e sentì la croccantezza sotto alle dita; lo stomaco reagì con un rigurgito acido che gli ricordò che ancora non aveva messo nulla sotto ai denti. Pane comune a forma di baguette francese, di sicuro comprato nelle vicinanze. Il Commissario puntò gli occhi sulla manciata di persone mormoranti e volle fare un tentativo. -Scusate- disse, rivolgendosi loro. -Dove posso acquistare uno di questi?-. -Al mercato rionale- gli rispose una donna anziana. -Lì c'è l'unica panetteria della zona-. Buono a sapersi; Andreoli la ringraziò ed uscì, avvisando l'agente Mammola di aspettarlo a bordo dell'auto. Si incamminò con il pane in mano e raggiunse l'entrata del mercato. C'era già stato in passato un paio di volte, quindi ricordò che la panetteria si trovava in fondo a destra. Alcuni lo guardarono procedere con quel filone che reggeva come fosse uno scettro, ma lui non ci fece caso. Dietro al bancone un uomo dai capelli bianchi stava svuotando una cesta di panini dentro allo scaffale. -Mi scusi- disse il Commissario, gentilmente, -sono della Polizia-. L'uomo non parve turbato e posò a terra la cesta. -Buongiorno, mi dica-. -Voi vendete questo tipo di pane?- sembrava un discorso surreale. -Certo, lo faccio tutti i giorni, è il mio mestiere-. -Non lo metto in dubbio- ammise Andreoli, poi mise lo al corrente dell'omicidio. L'uomo emise un fischio, sgranando gli occhi. -Le posso dire anche chi lo ha comprato- la rivelazione fece battere il cuore al Commissario. -Viene tutti i giorni e vuole sempre quelli con la punta più scura e croccante. Un caro ragazzo, Mino si chiama-. Forse poteva essere lui l'assassino, oppure era a conoscenza di qualcosa. -Sa dove abita?-. -Se cercate l'assassino vi posso assicurare che non è lui: Mino è ritardato, è come un bambino, anche se ha sedici anni. Abita in piazza, proprio in fondo al vicolo; lo conoscono tutti, vi sapranno indicare lo stabile-.
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